“Ho pensato ad un’idea divertente di marketing da utilizzare per lanciare in maniera inusuale l’uscita del mio brano con Il Pagante, senza preventivare che questo potesse creare un cortocircuito mediatico così ampio“. Così Fabio Rovazzi sul furto subito mentre era in diretta Instagram, che si è poi rivelato una finzione.
Tradotto in termini più scorretti, ma efficaci: ho avuto un’idea, ma non pensavo ci sarebbero cascati tutti. Ma proprio tutti.
La scenetta del ragazzo che passa di lì durante la diretta e scippa il telefono al cantante entra presto in diverse home page di portata nazionale: da La7 a Il Giornale, da Fanpage (che poi ha aggiornato il pezzo) a Nicola Porro, unico dei citati a lasciare il punto interrogativo finale.
Sta di fatto che la “Rovazzata” gli comporta un ritorno pubblicitario non di poco conto. E gratis, per giunta. Pubblicità massiva e fatta su mezzo d’informazione. Non esagera chi gli commenta sotto i video – rendendogliene però merito – di aver “trollato” i giornalisti.
Poi c’è chi la prende meno bene, come Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa di Palazzo Marino e candidato con il Pd alle prossime europee: “Ma che bella trovata Rovazzi – scrive sui social – anche noi milanesi potremmo avere un’idea divertente di marketing nel farti causa per danni di immagine e simulazione di reato”.
E’ qui che scatta l’altra faccia del “capolavoro” di marketing: prima la cronaca, con la pubblicità generata da chi riporta il fatto; ma chi conosce un minimo l’attuale modo di fare informazione sa benissimo che il commento della notizia prende ormai l’80% dello spazio della notizia stessa. Perfino nei salotti televisivi si parla della Milano insicura (che qui non si nega) e del tema “sollevato” dal video. Poi vai a vedere quanti furti giornalieri si consumano nel capoluogo lombardo, per scoprire che la regione è la più martoriata in termini di scippi e che a decine se ne verificano a Milano in pochi giorni. Eppure non fanno notizia con questo clamore.
Ma perché Rovazzi ha catturato in questo modo l’attenzione dei media con un fatto comune come uno scippo?
Per due motivi che sono i talloni d’Achille del giornalismo moderno: mancanza di raffronti e inseguimento del lettore.
Verificare la notizia prima di divulgarla è ormai pratica obsoleta per un giornalismo che corre troppo veloce e pensa di sistemare tutto a furia di “rettifiche”.
Ma tutto non si sistema. In parte perché nessuno garantisce che la correzione della notizia raggiunga lo stesso pubblico della prima versione battuta, e poi perché lo strumento della correzione non impedisce a testate nazionali di essere praticamente usate come marionette dal primo marketer che si fa furbo.
E’ così che nasce un nuovo tipo di notizie: appetibili, gossippare, instagrammabili. La promessa del video prontamente inserita sul titolo chiama il clic del pubblico che scrolla l’home page, e lo cattura a costo della credibilità: ordinario nell’era del giornalista che insegue un lettore troppo distratto per approfondire qualunque cosa.
Poi la trovata finale: con l’attenzione di tutti conquistata e i microfoni pronti a intercettarlo, a Rovazzi basta “una piccola spinta” per raccogliere i frutti.
“Ci tenevo a tranquillizzarvi perché è tutto finto – dice ai suoi follower il cantante – Abbiamo fatto tutto questo perché domani a mezzanotte esce ‘Maranza’“, il nuovo singolo.
Ed ecco che non solo i media correggono, ma parlano pure del prodotto “pubblicizzato”. Genio sì, ma in un mondo di grulli.
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