Per l’ennesima volta si parla di “censura“. Le polemiche sono sorte a seguito del mancato invito dello scrittore Roberto Saviano alla Fiera del Libro di Francoforte. Il capo della delegazione Mario Mazza avrebbe detto di “no” alla sua partecipazione. La mancata presenza dell’autore ha generato proteste e rifiuti da parte di altri scrittori, tra i quali Sandro Veronesi e Paolo Giordano. Ma cosa ne pensa il diretto interessato? Saviano ha affermato di non sentirsi censurato: “credo piuttosto che volessero mandare un messaggio: chi si comporta come lui non avrà spazi e protezione. Questo mi inorgoglisce: sono fiero di non essere stato invitato da quello che ritengo il più ignorante governo della storia italiana”. Poi ha aggiunto: “Mi fa sorridere quanto siano inefficaci questi ostracismi: più censurano e bloccano, più la società si fa sentire”.
Il problema è che anche il messaggio di Mazza è stato altrettanto chiaro. Il capo della delegazione ha affermato di voler dare spazio ad altre voci che in passato non ne avevano avuto la possibilità. Inoltre ha espresso la volontà di includere autori che avessero scritto testi originali. In effetti, Saviano non ha alcun libro nuovo in uscita prossimamente. “Ci sono tanti scrittori che possono presenziare, Saviano non deve andare li per diritto divino” commenta il Vicedirettore della Verità, Francesco Borgonovo. “Inoltre sono stati gli editori a scegliere di non farlo intervenire, proprio perché non aveva alcun libro nuovo in uscita”.
“E’ giusto dare spazio anche a scrittori meno in vista. Perché essere più famosi e in voga, non significa necessariamente i migliori” commenta Daniele Scalea Fondatore e Presidente Centro Studi Macchiavelli. “Questi nomi si credono di essere i più importanti e coloro che debbano esserci sempre. Ha fatto bene Mazza a dare spazio a qualcuno che non ce l’ha. Almeno sentiamo qualcosa di diverso”.
“Saviano si crede di essere il nuovo Solženicyn, ma mi sembra molto lontano”. I problemi però sorgono anche nel momento in cui si decide di non far partecipare un tale personaggio di rilievo. Perché come precisa Scalea, poi il rischio è quello di essere accusati di censura, fascismo e regime. “Vediamo come se la cavavano solo con le proprie risorse e se sono così bravi. Laddove il ruolo del pubblico esiste, diamo spazio ad altri avendo anche il coraggio di dire che il governo può anche fare una propria politica culturale, che non vuol dire invitare solo i ‘miei’ amici o altro”.
Punto & Accapo | giovedì 30 maggio