A Torino con l’università occupata per protesta contro Israele, un Iman, Brahim Baia, ha partecipato a una preghiera e ha tenuto un sermone che ha fatto molto infuriare la comunità ebraica perché ha parlato di sionismo, ha parlato di jihad. Per i musulmani la jihad ha due significati, la guerra santa e poi l’impegno personale, la battaglia interiore. Sul tema i due ospiti di “Punto e Accapo”, Simone Pillon e Giorgio Bozzo hanno due posizioni decisamente agli antipodi.
Per Simone Pillon gli attenti del 7 ottobre di Hamas sono l’origine di tutto, e appoggiare la causa palestinese non trova giustificazioni: “Io sono sempre più stupefatto da quello che sta accadendo nel mondo circa la guerra in Israele. Io tra l’altro vi comunico che la settimana prossima sarò in Israele e mercoledì mattina avrò l’onore di parlare alla Knesset, prenderò la parola nel Parlamento di Gerusalemme, invitato da amici politici e attivisti per la pace in Israele. Sono sempre più stupefatto perché assistiamo a un ribaltamento delle questioni. Noi non dobbiamo dimenticarci che il 7 di ottobre dell’anno scorso Hamas è uscito dai confini di Gaza con i propri terroristi e ha sequestrato in giro per Israele quanti più ostaggi possibile, tra essi ragazze, bambini, anziani, persone colte nella loro vita familiare. Questi ostaggi sono stati alcuni uccisi, quasi tutte le ragazze stuprate e molti di loro sono ancora nelle mani dei terroristi.
L’operazione militare che è in corso è stata necessaria per tentare di liberare questi ostaggi e è ancora in corso perché ancora Hamas rifiuta la liberazione degli ostaggi. Questa è storia, questi sono i fatti. Ora abbiamo da una parte le università in preda a queste follie di questi attivisti di Sinistra che da anni giocano a fare i sostenitori della Palestina, senza sapere che cosa succede davvero nei territori controllati dalla Palestina. E quindi si permettono il lusso di fare parlare gli imam nelle università, di vietare agli studenti ebrei di entrare nelle università, di mettere a rischio la loro incolumità. Dall’altra abbiamo la Corte di giustizia internazionale che mette sullo stesso piano, chiedendo l’arresto sia il leader di Hamas sia il Presidente del Consiglio, il Capo del Governo di Israele, liberamente eletto dalla popolazione. Un po’ come se la Corte di Norimberga avesse messo sotto accusa sia i gerarchi nazisti, sia perché no Churchill per il bombardamento a Dresda o perché no Truman per il bombardamento a Hiroshima e Nagasaki. Siamo allo stesso, cioè la logica è la stessa. Allora mi dovete spiegare che cosa sta accadendo, cioè se l’Occidente è ancora capace di distinguere tra la vittima e l’aggressore, tra il buono e il cattivo, tra chi subisce un attacco e cerca di difendersi e chi invece sistematicamente costruisce atti di terrorismo che poi alla fine paga la sua stessa popolazione. Io mi chiedo se siamo ancora in grado di fare questo discernimento e soprattutto lo chiedo alle università italiane, siamo ancora il luogo di cultura per cui siamo orgogliosi di essere i primi al mondo ad avere inventato la stessa idea di università, oppure sono diventate dei luoghi di indottrinamento? Perché io lo dico con chiarezza, se devono essere dei luoghi di indottrinamento del pensiero unico, meglio chiuderle le università. Chiudiamo le università”.
Di segno opposto il parere di Giorgio Bozzo, sia sul punto storico che sull’attualità rappresentata dall’Imam nell’Università occupata di Torino: “Intanto faccio il mio in bocca al lupo per il viaggio di Simone in Israele e soprattutto complimenti per questa sua presenza alla Knesset di settimana prossima. Io però ho una lettura un po’ differente di quello che sta accadendo sia a Torino che in generale nel Medio Oriente, ne abbiamo già parlato più volte, intanto nessuno nega quello che è accaduto il 7 ottobre scorso, è accaduto un atto terroristico gravissimo, portato da un gruppo di criminali che hanno decisamente rapito, stuprato probabilmente, senz’altro ucciso, ancora tengono prigioniere persone, questo è gravissimo, non si può non condannare questa cosa. Ma dire che tutta la questione legata a Israele e ai palestinesi nasce il 7 ottobre dello scorso anno, è secondo me una lettura molto parziale nella migliore delle occasioni, ma secondo me è anche molto falso, perché in realtà la questione palestinese va avanti da decenni, la conoscono tutti quelli che hanno voluto informarsi in questi anni qual è il problema dei palestinesi nel loro rapporto con Israele e con i coloni israeliani.
Sappiamo che quindi è una questione che va avanti da tanto tempo, sulla quale nessuno prende delle posizioni chiare, adesso 3 paesi europei hanno annunciato la volontà di riconoscere lo Stato palestinese, ma sappiamo che ci sono 100 paesi nel mondo che l’hanno fatto, l’Europa ha sempre avuto un atteggiamento invece molto ostile rispetto a questa posizione. Adesso quello che sta accadendo ha portato 3 paesi invece a decidere di riconoscerlo Israele, ma è un genocidio quello che sta accadendo, Israele non sta semplicemente risolvendo un fatto di sangue accaduto il 7 ottobre, Israele sta sfruttando un’occasione anche offerta un po’ sul piatto d’argento da parte di Hamas, quindi non dai palestinesi ma da un gruppo terroristico per risolvere una questione, risolvendola con un genocidio, risolvendola bombardando, uccidendo persone indistintamente, non uccidendo solo miliziani di Hamas, uccidendo anche donne, uccidendo anche anziani, uccidendo bambini, uccidendo chiunque c’è sotto quelle bombe. Se non si accetta questa cosa, se si continua a pensare che tutto questo sia giustificato dal fatto che c’è stato un patto terroristico il 7 ottobre, secondo me si rischia di non essere molto onesti con se stessi, con la storia, con la realtà. Dopodiché quello che è accaduto a Torino è stato un gesto politico probabilmente, un gesto di vicinanza a una comunità. Non è stato niente di violento, è stato un momento di preghiera con un imam, quindi una persona che appartiene a una religione, che rappresenta una religione e che ha fatto un discorso, ha fatto un discorso probabilmente anche di ispirazione per certi aspetti politica”.