Un’analisi di un’impresa mette in luce una situazione economica critica per quasi il 15% della popolazione italiana, corrispondente oggi a circa 8,5 milioni di individui a rischio di povertà. Nonostante una leggera riduzione rispetto all’anno precedente, questo numero rimane molto preoccupante.
L’occupazione rappresenta una delle maggiori sfide, con quasi 2 milioni di disoccupati e 6,6 milioni di persone che tecnicamente vengono definite working poor, cioè persone che hanno un lavoro che comunque non consente di vivere in modo decoroso. La povertà assoluta coinvolge oltre 5 milioni di persone. Un’impresa sottolinea la necessità di un cambiamento significativo, puntando su un’accelerazione della crescita economica per creare un’occupazione stabile.
Peccato che questo sia esattamente l’opposto di quello che vuole l’Europa e tutti i partiti che sono filo europei. Ridurre la burocrazia e le tasse, insieme ad incentivi per imprese che creano lavoro, sarebbero viste come soluzioni cruciali. teniamo conto che 6,6 milioni di lavoratori vivono in condizioni di povertà nonostante, questo è il punto delicato, impieghi a tempo pieno.
Cioè dobbiamo distinguere tra, una volta si parlava di disoccupati come poveri, occupati come persone che stavano bene, purtroppo ci sono 6,6 milioni di lavoratori oggi che pur lavorando, attenzione, a tempo pieno non portano a casa abbastanza soldi per mangiare e questa è una realtà sconcertante che dimostra quanto sia necessario aumentare i salari e soprattutto invece che definire queste persone working poor dovrebbero essere chiamati per quello che sono vittime di salari insufficienti per le scelte dell’Unione Europea, di tutti i partiti che l’hanno voluta e continuano a volerla, nell’ambito di un quadro che cerca di tutelare i super ricchi attraverso un euro forte. se le imprese insomma lamentano la mancanza di persone disposte a lavorare il punto è che non si riescono a trovare dall’altra parte dei posti di lavoro. La situazione è molto più complessa.
Io che tutti i giorni faccio consulenza agli imprenditori so bene che queste statistiche scritte da giornalisti che leggono dei dati Istat non capiscono quelle che sono le realtà e le realtà sono da una parte che c’è un’Europa che vuole mantenere la disoccupazione per difendere e proteggere l’euro e gli interessi dei grandi potentati finanziari e delle grandi multinazionali e dall’altro le piccole e medie imprese che sono quelle che io vedo tutti i giorni nella consulenza strategica che non riescono a trovare posti di lavoro specializzati e questa è l’assurdità di una situazione dalla quale la classe politica italiana non ci vuole far uscire.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi