Sono 11 anni che si dibatte sulla regolarità delle presunte dimissioni di papa Benedetto XVI. Tale spinosa questione è costata anche la scomunica e la riduzione allo stato laicale di diversi sacerdoti, come per esempio don Alessandro Minutella che, a Firenze, ha da poco radunato quasi 4000 fedeli.
Recentemente, il giornalista Andrea Cionci ha evidenziato sulle pagine di Libero la verosimile possibilità che sia stato compiuto un attentato a papa Benedetto XVI, a Cuba, nel 2012, con dei sonniferi somministrati in modo ingannevole. Cionci ne parlerà a Milano, sabato 15 giugno, alle ore 15.00 presso Via G Mazzini 33, Sesto S. Giovanni. (Per prenotarsi [email protected]).
Per chiedere una risposta definitiva alla Chiesa, nella mattina di giovedì 6 giugno 2024 è stata depositata dallo stesso giornalista, una “Istanza per il riconoscimento della nullità dell’abdicazione di papa Benedetto XVI” presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Il dossier di 100 pagine messo a punto dopo quattro anni di inchiesta, (900 articoli, 800 podcast, un bestseller da 20.000 copie, 120 conferenze) insieme a cinque avvocati, di cui due canonisti, affronta una tematica che era stata sollevata, fin da subito, dal canonista prof. Don Stefano Violi, sulla Rivista Teologica di Lugano del febbraio 2013, il quale aveva eccepito la sospetta mancata rinuncia al munus petrino, al titolo di origine divina di papa, come esplicitamente richiesto nel canone deputato all’abdicazione del Romano Pontefice, il 332.2 che recita: “Nel caso che il romano pontefice rinunci al suo munus (ufficio)…”.
Papa Ratzinger avrebbe invece rinunciato al solo ministerium, il potere di esercitare il potere pratico di papa.
Questo, secondo Cionci, è l’”errore sostanziale” della dichiarazione: manca proprio il munus, l’oggetto a cui il papa deve rinunciare per una valida abdicazione e, secondo il canone 188, la rinuncia compiuta in modo erroneo sarebbe nulla e invalida.
Le prime due sezioni dell’istanza si basano quindi sull’aspetto canonico, mentre la terza ricostruisce la “Sede totalmente impedita”, alla quale si è consegnato Benedetto XVI. Il caso avviene quando il papa, come illustra il can. 412, è prigioniero, confinato, esiliato, non libero di comunicare nemmeno per lettera. In sede impedita, il papa perde appunto il ministerium, il potere pratico, ma trattiene il munus, il titolo.
Questa sezione ricostruisce come papa Benedetto XVI, messo alle strette da cospiratori, e addirittura dopo aver probabilmente subìto un attentato con sonniferi nel marzo 2012, a Cuba, abbia messo in sicurezza la Chiesa, facendosi porre in sede impedita proprio dalla convocazione di un conclave abusivo, convocato a papa non morto e non abdicatario.
“In effetti, l’istanza va anche nell’interesse di papa Francesco – spiega Cionci – se non c’è nulla da nascondere, un regolare procedimento giudiziario non potrà che fare chiarezza sulla sua legittimità e su quella dei suoi successori eletti da cardinali di nomina bergogliana. Ho fiducia nella magistratura vaticana, del resto, se l’istanza venisse rigettata, sarebbe una aperta ammissione di illegittimità da parte dello stesso Bergoglio e la dimostrazione che il potere giudiziario, in Vaticano, non è indipendente dal “potere politico”. Milioni di cattolici aspettano una risposta definitiva, fondata sulle leggi della Chiesa“.