Classici e cancel culture: è un caso? ▷ Colafemmina: “Senza siamo più manipolabili”

E così anche la cultura classica è caduta nel mirino della cancel culture. L’ideologia è nata negli Stati Uniti e il suo pensiero è tale in base al quale gli antichi greci e latini sarebbero colpevoli di aver praticato “in modo sistematico e su larga scala forme di discriminazione fondate sul genere, sulla posizione sociale o sull’etnia di appartenenza”. Per questo motivo in molte università e accademie americane, per esempio a Princeton, gli studi greci e latini sono stati aboliti. La pretesa della cancel culture è quella di rimuovere ogni tipo di contenuto che non è conforme al pensiero moderno e non può essere identificabile con la società attuale. Il punto è che impedire ai giovani di conoscere la cultura classica, significa generare un irreversibile impoverimento intellettuale.

Secondo il Saggista Francesco Colafemmina, la distruzione della classicità avverrebbe attraverso la banalizzazione dei comportamenti degli antichi. In questo modo si riduce l’espressione della cultura classica, alla pari della corrente letteraria di ogni altra epoca. Nonostante l’impegno di eliminarli dall’istruzione, i classici hanno continuato per secoli a guidare l’uomo verso la conoscenza. “Perché offrono una riflessione su quelle che sono le domande eterne dell’essere umano. Gli antichi ci insegnano i valori assoluti, il bello, il giusto”.

L’importanza dei classici

Questi valori sono esattamente opposti e contrari al modo di vivere di oggi. “Oggi viviamo nel periodo del relativismo totale e quindi ognuno impone la propria regola”. Nel mondo di oggi regna il caos e il caos ci fa da padrone. La cultura classica è fatta invece di regole e di disciplina, gli antidoti essenziali per combattere il caos. L’intenzione di abolire i classici non è un caso ma è parte di un disegno più profondo. “Nel caos siamo più facilmente manipolabili. Nel caos si può indirizzare al meglio le volontà dei singoli. I classici vengono demoliti, perché farli studiare ai ragazzi che stanno formando la propria identità, li rende delle armature potenti rispetto a chi intende condizionarne la volontà“. Per questo motivo continua Colafemmina, la società di oggi desidera renderli superflui, in modo tale che i condizionatori possano agire al meglio.

“L’impostazione della vita in base a dei valori immateriali e non quantificabili, come la virtù greca, è un concetto totalmente dimenticato. Secondo Francesco Borgonovo, una delle virtù che oggi abbiamo dimenticato è la capacità di confronto. “Oggi abbiamo paura del dialogo e della battaglia verbale”. Quel che è peggio è che l’importanza della condivisione del pensiero non è una disciplina che insegnano nelle scuole. “La capacità di argomentare un’opinione e sottoporla al giudizio degli altri è il sale di ogni democrazia afferma Colafemmina.

Il concetto stesso di confrontarsi con la società, è un pilastro fondamentale per lo sviluppo dell’identità dei ragazzi. Per questo motivo lo studio dei classici deve essere incentivato, perché i cittadini vivono costantemente un grande senso di sfiducia nei confronti del sistema democratico, e della società. Il fatto stesso di privilegiare relazioni virtuali piuttosto che reali, ci illude di saper riconoscere il concetto di amicizia. “La realtà è che abbiamo appreso il valore profondo dell’amore, dell’amicizia, e della virtù dai classici”.

La distorsione

Una delle modalità in cui viene messa in atto la distruzione del mondo classico, avviene anche con la distorsione letteraria. “La storia di Enea che sarebbe paragonabile al migrante, è una distorsione ad uso e consumo della contemporaneità. A scoraggiare lo sviluppo del pensiero critico è anche la scuola stessa, che è diventata a tutti gli effetti una “burocrazia”. Secondo Colafemmina la scuola sbaglierebbe a identificare il latino e il greco come delle lingue matematiche. “Dal mio punto di vista questa è una giustificazione che perde il senso profondo del perché noi le studiamo: per i loro contenuti, per i loro valori, per le parole che ci hanno insegnato, non soltanto per la struttura linguistica”.