Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è stato liberato e ha fatto ritorno in Australia. La notizia arriva dopo anni di battaglie legali e tensioni internazionali. Assange ha raggiunto un accordo con le autorità statunitensi, che ha portato alla sua liberazione e al suo volo verso le Isole Marianne, prima del definitivo atterraggio in Australia.
Il giornalista, noto per aver pubblicato una serie di documenti segreti del governo statunitense, era stato arrestato nel 2019 dopo anni di rifugio nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. La sua detenzione aveva sollevato numerosi dibattiti su temi come la libertà di stampa, i diritti umani e la sicurezza nazionale.
L’accordo con gli Stati Uniti è stato cruciale per la sua liberazione. Tale patteggiamento sembra aver chiuso una lunga fase di incertezza legale, permettendogli di lasciare il Regno Unito e iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Assange è atterrato in queste ore su suolo Australiano, da uomo libero.
Secondo Giovanni Frajese, il patteggiamento del fondatore di Wikileaks con il governo degli Stati Uniti ha creato un precedente molto pericoloso per il mondo dell’informazione: “Da un lato, sono estremamente contento che Assange stia ritrovando la sua libertà. Tuttavia, devo dire che il fatto di averlo costretto a dichiararsi colpevole, non di aver fatto il giornalista, ma di spionaggio, è estremamente preoccupante. Questo crea un precedente pericolosissimo perché trasforma un’operazione di giornalismo libero in un atto di spionaggio. In questo modo, viene consegnato alla storia un messaggio distorto: fare giornalismo investigativo equivale a fare spionaggio. Questo serve come monito feroce per chiunque in futuro voglia rivelare qualcosa che il potere costituito desidera mantenere segreto. L’implicazione è chiara: chi osa svelare informazioni scomode verrà trattato come uno spia. Di fatto, questa situazione minaccia di distruggere l’essenza del giornalismo, in particolare quello investigativo“
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