Ritorna Draghi e questa volta punta a mettere le mani nelle tasche dei risparmiatori

E torniamo oggi, per la vostra felicità, a parlare dell’onorevole Mario Draghi, premiato con il prestigioso premio Carlo V, che ha esortato gli stati europei a una cooperazione senza precedenti per crescere velocemente e meglio.

Beh, peggio è difficile. ha sottolineato che dal 2000 il PIL pro capite europeo è stato inferiore di un terzo rispetto agli Stati Uniti con il 70% del divario dovuto, a parere suo, dalla minore produttività. Draghi ha evidenziato l’urgenza di investimenti pubblici in ricerche, innovazioni e infrastrutture simile al modello federale degli Stati Uniti.

Come vedete stanno spingendoci per diventare quella cosa lì, gli Stati Uniti. Ho già detto più volte del fatto che è assurda questa idea per il fatto che non abbiamo proprio niente in comune tra gli stati europei a partire dalla lingua, a partire dalle caratteristiche del lavoro. L’abbiamo visto anche ieri quando vi ho detto lavoriamo con caratteristiche completamente diverse, non c’è nulla in comune, comunque lasciamo perdere.

Ha riconosciuto che i massicci investimenti necessari dovranno venire, guarda un po’, dal settore privato. Ha chiamato alla mobilitazione dei risparmi privati, cioè sostanzialmente vuole mettere le mani nelle tasche dei risparmiatori, all’integrazione dei mercati del capitale di rischio, azioni e obbligazioni. In pratica non dovete più investire sulla casa, ve la toglieranno perché metteranno le norme green, non avrete la possibilità di aggiustare la casa e dovrete quindi perderla, però sarete felici di avere le azioni e le obbligazioni.

Ha anche enfatizzato la necessità di un genuino mercato dell’energia pulita. Cosa voglia dire? Io non lo so. Per stimolare le imprese a investire ha suggerito di aumentare la spesa comune europea o coordinare gli appalti pubblici.

Ha ricordato il cambiamento climatico che sta accelerando, richiedendo una cooperazione europea senza precedenti per difendere lavoro, clima, eccetera. Ora, la sua visione di un’Europa sempre più integrata ignora le profonde differenze tra gli Stati membri Forse l’unica cosa che vogliono è fare continuare questa politica di austerità che da 20 anni e più, 25 ormai, sta mettendo in ginocchio il nostro paese e anche gli altri. Io per fortuna faccio di mestiere quello che parla con gli imprenditori, aiuto gli imprenditori a prendere le loro scelte, Fortunatamente mi rendo conto che il mondo delle scelte strategiche degli imprenditori non ascolta più quello della politica, va per la sua strada.

Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi