Un’intera tribù dell’Amazzonia ha visto la propria vita cambiare da un giorno all’altro. La comunità di Marubo ha avuto la possibilità di navigare su internet attraverso i satelliti Starlink di Elon Musk. Per la tribù abituata da secoli a vivere in isolamento, entrare in connessione con il resto del mondo è stato uno shock. Quelli che fino a poco prima erano stati uomini e donne abituati a lavorare, muoversi e vivere in comunità, dopo l’arrivo di internet sono diventati degli zombie. Fermi, immobili e paralizzati di fronte allo schermo del computer: non avevano gli “scudi” necessari per affrontare il cambiamento. Un’anziana donna della tribù, Tsainama Marubo è stata intervistata da alcuni cronisti del New York Times, e ha raccontato l’impatto che la tecnologia ha avuto all’interno della comunità.
Tra i numerosi vantaggi dello smartphone c’è quello di poter entrare in contatto con i propri cari lontani e la possibilità di chiedere aiuto in caso d’emergenza. Il problema è che i suoi compagni di viaggio col tempo sono diventati pigri, e l’unica azione che hanno svolto è stata quella di navigare su internet. “Non parlano, non lavorano, non si muovono, sono come imbambolati”.
“Scoprono le immagini, le scorrono, leggono con il traduttore e navigano ore e ore immersi in un coma che spaventa”. Per la comunità internet è stato uno schock perché non hanno avuto il tempo di metabolizzare il cambiamento. Ma quando il giornalista le chiede se volevano rinunciare al telefono, l’anziana gli risponde sicura: “No, non toglieteci internet”.
Il punto di Favaretti
Il frequente utilizzo della tecnologia porta all’assuefazione. In una tribù come quella di Marubo che non ha mai usato la tecnologia per secoli, tutto risulta più amplificato. Questa forma di dipendenza viene sperimentata anche da noi occidentali e dai nostri figli.
“Si tratta di una sorta di esperimento sociologico: portare una tecnologia sconosciuta all’interno di un gruppo di homo sapiens, che però non possiedono gli anticorpi nei confronti della tecnologia. L’effetto è stato devastante e immediato” spiega lo Psicologo e Psicoterapeuta Sergio Favaretti. “Si è trattata di una carenza totale di valori morali”. La comunità ha iniziato a chattare in gruppo diffondendo pettegolezzi, consultare siti porno, incorrere in truffe digitali, disinformazione e prendere parte a videogiochi violenti.
“Con queste ricerche online hanno aumentato l’assenza di moralità, quello che in psicanalisi si chiama l’assenza del superiore. Ora, il superiore è eccessivo, la morale è eccessiva, ma la perdita totale della morale non è positiva”.
“Non ci vogliono le pressioni morali eccessive, ma anche l’assenza totale di inibizioni e l’aggressività portano alla delinquenza, alla psicopatia“. In effetti chi fa uso quotidiano di smartphone sperimenta effetti simili a quelli dei cocainomani. Per esempio può soffrire di insonnia e si addormenta tardissimo. Le conseguenze sono quelle di avere maggiore difficoltà ad alzarsi per andare a lavoro o a scuola. Quello che cambia usando lo smartphone, è la biochimica del nostro cervello. Infatti con il susseguirsi rapido di immagini e suoni avviene una produzione di dopamina. Esattamente quello che succede quando si assumono le droghe.
“Perché vedere internet provoca un piacere simile a quello della poppata del bambino. Quindi c’è la dipendenza, come una droga, come l’eroina, la cocaina, gli spinelli. Se noi vogliamo, la dipendenza dalla mamma ci segue tutta la vita: nell’alcol e nella droga. Per esempio quelli che hanno avuto carenze affettive da parte della madre, oggi sono alcoolisti”.