Presidente serbo sull’orlo delle lacrime durante l’intervista ▷ “Siamo a pochi mesi dalla guerra”

Nuovo altolà sulla possibile terza guerra mondiale.
Sono mesi concitati quelli attuali. Tra le elezioni europee a quelle statunitensi, passando per l’appena concluso G7 presieduto dall’Italia.
Dalle parti di Borgo Egnazia, in Puglia, luogo dove si è svolta la riunione dei maggiori leader del mondo, si sono visti selfie, gaffe, danze.
Celebrazioni, pranzi e cene. Paracadutisti, applausi e sorrisi. Il consueto abbraccio tra Meloni e Zelensky, poi lo spazio dedicato alle emergenze globali. La dichiarazione finale è di “sostenere Kiev per tutto il tempo necessario”. Poi una decisione, quella di rendere disponibili 50 miliardi dai profitti degli asset russi congelati. Linea unanime dei 7, inclusa Giorgia Meloni, nel sostegno all’Ucraina contro la Russia. Dalle parti di Belgrado gli animi sono invece molto meno distesi.

L’ultimo appello per fermare il conflitto prima che sia troppo tardi è del presidente serbo, Aleksandar Vučić.
Rifiutata l’idea di pace, rimane, secondo Vučić, una sola strada.
Il treno ha lasciato la stazione e nessuno può fermarlo“, avverte nell’intervista al Die Weltwoche.
Credo che ci stiamo avvicinando agli ultimi giorni di possibile ripensamento e riconsiderazione di tutto ciò che sta accadendo in Ucraina. Se queste grandi potenze non faranno nulla in breve tempo, sì, sono quasi certo che ci troveremo di fronte a un vero disastro.
Tutti parlano solo di guerra. Nessuno vuole raggiungere la pace. Nessuno parla di pace. La pace è quasi una parola proibita
“.

La spiegazione del presidente della Serbia ricalca la denuncia verso una particolare patologia della psicologia sociale.
Il groupthink, ovvero il pensiero di gruppo: il collettivo concorda su azioni o decisioni che, normalmente e individualmente, verrebbero considerate non sagge e irrazionali. Influiscono alcuni aspetti: l’alta coesione del gruppo; una leadership direttiva; omogeneità dell’ideologia e…una pressione esterna. Il gruppo che soffre tale patologia presenta alcuni sintomi base: creazione di uno spazio di non contraddizione; un clima di auto-censura; lo stereotipo verso chi viene percepito come diverso. Poi, tra le altre, l’illusione di invulnerabilità, quella che secondo Vučić rappresenta l’Occidente.

Capisco che l’Occidente pensi di poter vincere facilmente contro Putin.
Vogliono indebolirlo in Ucraina, entrare nel suo spazio e rovesciarlo. La Russia non esisterà più. Ma è possibile? Basta questo? Non credo proprio. Nell’Europa di oggi tutti si comportano come grandi eroi, ma non hanno detto al loro popolo che pagheranno un prezzo molto alto
“.
Poi l’anticipazione che fa tremare. “Quanto siamo vicini a una terza guerra mondiale? Non siamo lontani: non più di tre o quattro mesi.
E c’è il rischio che accada anche prima
“.