“Questa libertà voglio usarla, per lasciare un’eredità. Se c’è qualcosa che non ho avuto il coraggio di dire o di fare, adesso lo faccio […] Però vi dico: non aspettate di avere un cancro per fare la stessa cosa”.
Michela Murgia oggi avrebbe compiuto 52 anni, questo parte del suo discorso al Salone del libro di Torino lo scorso maggio durante la presentazione del suo libro Tre ciotole, edito da Mondadori. Scrittrice, drammaturga, attivista, opinionista e critica letteraria ci ha lasciati il 10 agosto 2023, causa carcinoma ai reni al quarto stadio, ma la sua memoria resta viva assieme alla lotta per i diritti e per una società più inclusiva.
Autrice del romanzo Accabadora, per il quale ha vinto i premi Campiello, Dessi e SuperMondello. Non mancano altre pubblicazioni come Stai zitta, una denuncia della cultura patriarcale e della povertà semantica che la riguarda ridefinita in chiave etica: “ho perso il conto delle volte in cui qualcuno mi ha detto che le battaglie sul linguaggio sono marginali e che, con tutto quello per cui occorre ancora lottare, è fuorviante e persino dannoso andare a fare pignolerie proprio sulle parole. Il sottinteso è che le parole non contino niente e forse è per questo che in troppi le usano senza prendersene mai la responsabilità. Sottovalutare i nomi delle cose è l’errore peggiore di questo nostro tempo, che vive molte tragedie, ma soprattutto quella semantica, che è una tragedia etica”.
Ci lascia una ‘semplice’ eredità: quella di ‘fare casino’.
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