L’UE nasconde dietro al politichese la “raccomandazione” all’Italia: traduzione? Ora peggio di Monti

La Commissione europea ha avviato l’ennesima procedura di deficit eccessivo contro l’Italia, la Francia, il Belgio, l’Ungheria, Malta, Polonia e la Slovacchia. Verranno presentate delle raccomandazioni al Consiglio europeo nel pacchetto autunnale del semestre europeo.
Le famose raccomandazioni: “Ricordati che devi morire!” – ” Sì sì, mo’ me lo segno”.

Ebbene il ministro dell’economia italiano l’onorevole Giancarlo Giorgetti ha evidenziato la necessità di un approccio responsabile alla politica di bilancio dichiarando la fine dei finanziamenti a fondo perduto – ministro le segnalo che non esistono i finanziamenti a fondo perduto, sono soldi che noi diamo e che poi vengono restituiti, quindi smettiamola con questa retorica dei termini che servono a confondere le persone – e la necessità di valutare attentamente ogni misura.

Aldilà del linguaggio politichese, che come è chiaro non vuol dire assolutamente nulla, la Commissione ha valutato i cosiddetti “squilibri macroeconomici” dei 12 Stati membri. L’Italia è passata da squilibrio macroeconomico eccessivo a squilibrio.
La Grecia ha avuto un miglioramento simile. La Francia e il Portogallo non sono più considerati in squilibrio.
La Slovacchia è entrata nella lista dei paesi con gli squilibri, che include la Germania, Cipro, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia. La Romania, rimane l’unico paese con uno squilibrio eccessivo. Insomma, siamo tutti scolaretti a casa di mamma Europa che, come nelle fiction comiche, ci dà i compiti e ce li corregge con la matita rossa.

La Commissione Europea ha sottolineato che “l’Italia necessita di ulteriori azioni per ridurre il suo elevato rapporto debito pubblico“.
Io sono 30 anni che leggo queste cose e ormai non so più come leggerle, se tra lo stupore, l’imbarazzo o l’incredulità.
Con l’avvio della procedura di infrazione, grazie al nuovo patto di stabilità“, che in realtà genera instabilità, “e crescita“, che in realtà vuol dire decrescita delle famiglie e delle imprese italiane, “all’Italia viene richiesto un consolidamento fiscale del 4,3% del PIL, tra il 2025 e il 2028“. Ve lo traduco: più tasse e meno servizi, per esempio taglio della sanità.

Quindi l’1,1% del PIL all’anno più di quanto fece il governo Monti che faceva lo 0,9% all’anno.
Ecco, è per queste ragioni che io non ho più intenzione di occuparmi di macroeconomia, di queste questioni, perché tanto ormai i giochi sono fatti.

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