“Dato l’addio ai ‘vorrei ma non posso’ di una generazione calcisticamente trascorsa senza sapersi affermare, parliamo della Francia, che va avanti quasi senza segnare ma con una maginot difensiva che blinda ogni volta di più la porta di Maignan”


La “magnifica generazione” del calcio belga, quello straordinario concentrato di talenti che avrebbe dovuto completare il percorso verso il successo che si era interrotto con gli obiettivi sfiorati dalla forte nazionale della prima metà degli Anni Ottanta, non ha salvato nemmeno l’ultima danza. Il vertice del ranking, così tanto a lungo mantenuto, non finisce in nessuna bacheca che si ricordi.

Stavolta c’è stato il sovrappiù di un dolorosissimo harakiri, patito a causa dell’autorete del povero Vertonghen, quando erano rimasti ben pochi granelli nella clessidra del tempo regolamentare di una partita bloccata e tutt’altro che spettacolare. È il nono autogol dell’Europeo, quello dei Diavoli Rossi: qualcosa vorrà pur significare, quando la tendenza si trasforma in statistica.

Dato l’addio ai “vorrei ma non posso” di una generazione calcisticamente trascorsa senza sapersi affermare, parliamo della Francia, che va avanti quasi senza segnare ma con una maginot difensiva che blinda ogni volta di più la porta di Maignan: procedono ancora una volta in folle, i Bleus, capitalizzando episodi e poco regalando alla platea. Che accadrà quando accederanno il motore?

Paolo Marcacci