Dott. Barbaro ricorda De Donno in Senato ▷ “3 anni di commedia: lui ne rifiutò la maschera”

26 luglio, Roma.
Sono passati 2 anni e 364 giorni dalla tragica morte del dottor Giuseppe De Donno, il medico che per primo parlò in Italia di plasma iperimmune. In epoca Covid il suo era suggerimento che non aveva avuto successo negli ambienti decisionali della scienza, a quel tempo contro le terapie domiciliari, a eccezion fatta di Tachipirina e vigile attesa. Così Giuseppe De Donno si era opposto: suggerendo un’altra possibile cura per curare il Covid. Troppo controversa secondo alcuni, a tal punto da procurare al medico diversi attacchi.
Così, dopo la sua morte, il dottor Giuseppe Barbaro decide di dedicare al medico scomparso un premio da assegnare ogni anno: il premio De Donno. Dalla sala caduti di Nassirya la presentazione del dott. Barbaro.

L’intervento del dott. Barbaro

“Il premio De Donno nasce dal concetto di Pirandello di distinguere la maschera dal volto. La concezione pirandelliana deriva dal decadentismo, movimento che alla fine dell’Ottocento segna la crisi del positivismo e della spiegazione scientifica della realtà. Una visione che ha forti ripercussioni sull’attualità contemporanea in cui assistiamo al predominio dell’immagine nel mondo social.

Oggi viviamo assediati dalle immagini in una smaterializzazione progressiva dei corpi e dell’identità. In questo presente digitale in cui mostrare, ma soprattutto mostrarsi, è diventato il nuovo modo di raccontarsi la visione pirandelliana della maschera si concretizza in una tragica realtà che si fa ogni giorno sempre più tangibile. Come ci ricorda Alice Figini la celebre frase di Pirandello citata nel romanzo ‘Uno, nessuno e centomila’ risuona come una profezia.

<<Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti>>. Il significato della citazione è noto. Pirandello nell’analisi della Figini ci ricorda di guardarci sempre dall’apparenza delle persone.

Fuori di metafora si critica una società che alla sostanza preferisce l’apparenza fatta di perbenismo, ipocrita e vacuo. Rendendo manifesta l’antitesi fra maschera e volto, Pirandello ci invita a cercare l’autenticità che è sempre più rara in quella parte d’anima messa a nudo delle persone vere che incontriamo lungo il nostro cammino. Vivere nel mondo significa dunque assumere diverse maschere come se si recitasse, come attori su un grande palcoscenico.

È ciò che Pirandello definisce poeticamente ‘la recita del mondo’. L’identità individuale è un magma informe e sfuggente che la società cerca di governare a tutti i costi, imponendogli una forma prestabilita, ovvero la maschera, ma senza il volto, e quando si rimane soli, si è nessuno. In questi tre anni è prevalsa l’ipocrisia. Nell’antica Grecia l’ipocrita era l’attore, e la menzogna, per cui l’ipnosi di massa è stata generata da attori, medici, politici, giornalisti, che hanno recitato il pensiero unico, inaccessibile al pensiero critico.

Abbiamo vissuto all’interno di una commedia pirandelliana dove la maschera era il dogma e l’attore era il servo che la doveva indossare. In questo contesto storico in cui viene premiata la maschera del servitore indossata da servi che impongono a loro volta la maschera, era opportuno premiare i volti che negli specifici settori professionali hanno rifiutato la maschera che veniva loro imposta. Da queste considerazioni nasce un premio dedicato ai volti dei veri servitori, che hanno rifiutato la maschera del falso servitore imposta dai servi del sistema, esprimendo il pensiero critico in funzione della verità di cui sono diventati apostoli. Nel significato etimologico della parola apostolo: inviato a trasmettere la verità come espressione di libertà del pensiero critico.

Tale premio non poteva che essere dedicato a Giuseppe De Donno, che rifiutando la maschera del servitore, ha mostrato il volto di medico umano e di ricercatore onesto e critico, fino all’estremo sacrificio, per trasmettere la verità in funzione dei valori scientifici, dimostratisi corretti, ed etici, basati sui principi ippocratici che sono il corpo costituente della deontologia medica. Tale premio ha voluto riconoscere professionisti che hanno espresso la verità empirica contrastando l’ideologia scientistico-dogmatica imposta dal sistema. Nel ringraziarvi dell’attenzione, voglio anche considerare che la realizzazione, e questo ne sono grato, del premio De Donno è stato possibile attraverso l’impegno e la passione dell’associazione Verità Nascoste che ha contribuito all’istituzione, all’organizzazione di questo importante evento affinché fosse testimonianza della verità negata attraverso il nome dell’illustro e medico vero testimone della verità”.