Una delle partite più belle, oltre che più rocambolesche, nella quale quasi ogni protagonista ha meritato una finale, non una semplice semifinale. Sarebbe potuta finire in tanti altri modi, non per il caso ma per l’intensità delle due nazionali: nella prima parte gli uomini di Vincenzo Montella, nella seconda un’Olanda che ha azzannato, letteralmente, ogni zolla, a prescindere se contenesse o meno una caviglia con la mezzaluna. Va da sé che non siamo mancati, sotto una simile vicendevole pressione, gli errori tecnici individuali, ma è una certificazione di quanto elevata sia stata la soglia agonistica.
Per un’ora è parso un quarto di finale stregato per Gakpo e compagni; poi è stato come se l’incantesimo avesse cambiato metà campo, con il giro di boa rappresentato dal palo colpito da Arda Güler, protagonista assoluto a cominciare da quel cioccolatino pralinato che è stato il suo assist per l’uno a zero di Akaydin.
Vanno a casa i turchi, dopo che Müldür ha ritirato l’oscar per la deviazione più mortifera e sfortunata, con Gakpo che aveva già affilato i denti per mordere il vantaggio definitivo con la sua firma.
Con la punta del dito guantato, alla fine Verbruggen oltre a schiaffeggiare via gli ultimi sbuffi di fumate offensive dei turchi, indica la via per tentare di fare la storia a una Nazionale che manca l’appuntamento dai tempi di Van Basten.
In Turchia, con grandissimo orgoglio, si piange per il rammarico di averlo solo come CT e non anche come centravanti, quel Vincenzo Montella che lascia la Germania in ogni caso tra gli applausi.