Complicare il piano A dell’avversario, per poi non riuscire a mettere in atto il proprio piano B: è stato il paradosso subito dall’Inghilterra di Southgate dopo un primo tempo di crescente efficacia da parte di Rice e compagni. Il gol di Williams su assist stratosferico di Yamal all’inizio della ripresa sgretola la redditività dell’atteggiamento inglese, che nel primo tempo aveva costretto la Spagna a essere molto più orizzontale nella gestione del pallone rispetto alle partite precedenti, pizzicando due o tre transizioni offensive che avevano un pochino scosso la banda di de La Fuente a ridosso del minuto 45.
Tutto finito? Neanche per idea, perché il CT inglese ripropone i cambi che avevano già stravolto il destino inglese: Warkins – Palmer e il sinistro a lama di rasoio di quest’ultimo – con deviazione appena visibile – scuote il Principe William a scapito di Nico Williams. Tutto sommato giusto e Spagna che a quel punto paga il disorientamento e una colpevole presunzione.
Supplementari? Tutto porta a…invece no, perché a quattro minuti dal termine Cucurella offre al basco Oyarzabal la possibilità di diventare, sul filo del fuorigioco, più importante di Cervantes e Goya. Quasi quanto la capoccella di Olmo, che cancella il 2 -2 che gli inglesi meriterebbero.
Bella finale, la migliore alla fine la vince dopo aver rischiato di perderla sul filo esilissimo degli episodi.
Ancora una volta il football ritarda il proprio ritorno a casa: preferisce un’estate di festa in una Spagna inna-Morata