Merino nella storia, la Spagna non ancora, ma le premesse per De La Fuente e i suoi sembrano buone. Succede tutto al tramonto di una partita troppo bella per essere un quarto di finale, troppo combattuta per non terminare con la lotteria dei rigori, ma che le Furie Rosse hanno conquistato domando una Germania che ha proposto un tiki taka che ricorda da lontano quello di Xavi e Iniesta.
E’ un addio al calcio amarissimo quello di Tony Kroos. Verrebbe da dire che questa Germania esce dall’europeo come aveva fatto la Nazionale di Antonio Conte nel 2016. Non tanto negli uomini, quanto nell’approccio e nel cuore: la squadra di Nagelsmann ha davvero dato tutto, ma quello che rimane è il rimpianto di uscire avendo una squadra che in finale sarebbe stata la favorita contro chiunque.

Non è bastato neppure l’assolo tedesco andato in scena nel secondo tempo per interrompere la maledizione che impedisce alla Germania di battere la Spagna da 36 estati in partite ufficiali.

Ai punti il primo tempo è tutto della roja, sotto il segno di un Dani Olmo che ricordiamo bene e che ritroviamo nelle stesse condizioni in cui l’avevamo lasciato.
La Spagna dà la sensazione di poter portare a casa il match prima che diventi una corrida, ma così non è al rientro dagli spogliatoi. Ci vorranno altri 45 minuti di geometrie gremiti di azioni offensive per vedere premiata la riscossa tedesca. Al novantesimo finisce il tempo regolamentare ma inizia un’altra partita: dopo il gol di Wirtz l’ago della bilancia sembra propendere in modo deciso verso i padroni di casa. Poi il risveglio: Merino entra dalla panchina e fa la storia a un minuto dalla fine, dimenticato da un Rudiger troppo stanco per essere perfetto.

La torsione da 9 evita il Lotto dei rigori. Anche se ce n’è uno di troppo evitato fatalmente sul mani di Cucurella. Il solito Taylor.