Sull’attentato subìto da Donald Trump il 13 luglio scorso sono ancora molti i dubbi relativi al discorso sicurezza.
Thomas Matthew Crooks, il 20enne identificato come l’attentatore, ha fatto partire più colpi di AR-15 verso l’ex Presidente degli Stati Uniti, ferendolo, per miracolo, “solo” all’orecchio. Uno dei presenti al comizio, Corey Comperatore, è stato invece ucciso. Altri tre manifestanti sono rimasti feriti. L’incubo finisce solo quando i servizi segreti neutralizzano Crooks, uccidendolo. Tuttavia, più manifestanti presenti quel giorno a Butler, in Pennsylvania, hanno raccontato ai media di aver visto il 20enne salire sul tetto da dove ha sparato, e di aver anche avvertito le forze dell’ordine. La domanda è: si poteva agire prima? E’ quello che si chiede la Commissione della Camera statunitense.
In particolare, lo chiede la deputata repubblicana Nancy Mace a Kimberly Cheatle, direttrice dei servizi segreti USA.
“Si vuole dimettere?“, è la prima domanda a cui la Cheatle risponde: “No, grazie“.
“Si è trattato di un fallimento colossale?”.
“Sì”, risponde Cheatle dopo qualche tentennamento.
“Direbbe che far trapelare la sua dichiarazione di apertura a Punchbowl News, a POLITICO e al Washington Post diverse ore prima di inviarla a questa commissione è politica, sì o no?”.
“Non ho idea di come sia trapelata la mia dichiarazione”.
“Beh è una stron*ata”, rimprovera Mace, che poi aggiunge in seguito: “Non abbiamo ottenuto da lei o dalla sua agenzia un solo documento o informazione o dato relativo alla manifestazione che le abbiamo chiesto“.
“A che ora le forze dell’ordine si sono accorte che c’era un individuo sul tetto con una chiara linea di vista sul Presidente Trump?”
“Sto ancora verificando le tempistiche…”.
“Ma certo, dopo nove giorni non avete ancora risposte. Quanti minuti sono passati tra il momento in cui le forze dell’ordine hanno visto e fotografato Crooks e la sparatoria? Quanti minuti?”.
“Sto ancora verificando”, risponde Cheatle.
“57 minuti“, dice Mace.
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