Armi di distrazione di massa: “Ecco di quali si stanno servendo” ▷ L’intervista a Marco Rizzo

Esistono le cosiddette “armi di distrazione di massa”? Ne parlò Le Bon, ad esempio. All’epoca dei primi film al cinema fu lui a far notare che la folla è perfettamente manovrabile. Ma perché manovrarla? E distrarre da cosa?
Dite bene, certe notizie distraggono, ma hanno anche un’altra funzione: irreggimentare. Cioè, tu non puoi più dire certe cose, non puoi più fare certi film. Credo che l’esempio più calzante sia un film che per la mia gioventù è stato eccezionale, è stato peraltro fatto da un grande regista italiano che era Mario Monicelli, no? Amici miei.
Amici miei oggi non si potrebbe fare, non si potrebbe né girare né produrre. Eppure è un capolavoro. E qua la dice lunga sul tipo di società che vogliono obbligarci a vivere
“.
Monicelli era anche di sinistra tra l’altro, ed è un dettaglio che a Marco Rizzo, coordinatore di Democrazia Sovrana e Popolare, non sfugge. “Monicelli è quello che disse che nessuno avrebbe mai ringraziato abbastanza l’Armata Rossa. Era quello“.

Ma tornando alla funzione delle armi di distrazione di massa, va analizzata un po’ di storia politica italiana: “In primis questa sinistra ha rinnegato tutto. Questa sinistra, il PD, Fratoianni e questa gente qua, sono i più consequenziali al globalismo capitalista.
Più della destra, lo dico. Non è che la destra eccella in alternatività, poi alla fine quando si tratta dei grandi numeri, della politica estera, dell’economia, delle grandi scelte sociali, la destra fa come la sinistra.
Ora c’è questa battaglia finta sulla autonomia differenziata: intanto l’autonomia differenziata l’ha costruita quello che all’epoca era il PDS, con l’articolo quinto della Costituzione, con le idee di Bassanini, D’Alema e questa roba qua… sono loro che hanno aperto la strada, adesso loro si situano contro perché queste idee le sta portando avanti la destra, ma in realtà questa autonomia differenziata, altro che non è che la creazione di ancora altri centri di potere locali, dato che la sanità pubblica è stata distrutta, perché è stata fatta a pezzettini, poi hanno trasformato le unità sanitarie locali in aziende sanitarie locali. Se tu metti il tema aziendale nella vicenda della sanità, non pensi a renderla efficace e efficiente, basterebbe licenziare i fanulloni e colpire i corrotti
“.

Invece si opta su altro. “Si rende il numero della sanità aziendalistico, quindi devi produrre, ma se tu produci sulla sanità pubblica è chiaro che fai solo più esami che convengono di più, se qualcuno ti sta per morire lo passi in un altro ospedale perché così la tua azienda fa meno morti e via di questo passo. Diventa un criterio aziendalistico e di profitto. La sanità pubblica dovrebbe essere l’universalismo della prestazione sanitaria, allora se questo accade io dico chiudiamo la sanità nelle regioni, altro che autonomia differenziata, mandiamo a quel paese il progetto di Calderoli, mandiamo a quel paese il progetto del PD che è uguale a quello di Calderoli (solo che lo vorrebbero fare loro). E’ solo un cinema di pessima periferia quello che ci stanno facendo vedere. Non è così. Allora, se questa è la questione, bene, ricostituiamo l’universalismo della protezione sanitaria, chiudiamo le Regioni dal punto di vista sanitario, perché voi sapete che le Regioni servono sostanzialmente a gestire male la sanità pubblica, perché il 70-80% del bilancio di una regione è esclusivamente collegato al tema sanitario.

Le regioni servono a questo. Togliamo la sanità alle regioni, perché prima è vero che c’era anche una politica non buona che bisognerebbe rendere efficace, efficiente, a livello centrale. Ma ora abbiamo solo fatto una cosa diversa, l’abbiamo divisa per 20 regioni e i ladri della politica si sono divisi nei ladri delle regioni che sono meno bravi e sono più ladri. Questa è la politica che ha distrutto la sanità pubblica nel nostro Paese“.