Il conflitto in Medio Oriente si allarga: l’uccisione millimetrica del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh (presente in Iran giorni fa in occasione della cerimonia di insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian) ha generato disordini a Teheran. Una volta diffusa la notizia migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro Israele e l’assassinio del leader (ricordiamo la stessa sorte è toccata al comandante militare di Hezbollah Sayyed Fuad Shukr).
Il successore sarà Yahya Sinwar, attualmente preservato nei tunnel sotterranei di Gaza. Scelto da Hamas, è stato uno degli ideatori dell’attacco del 7 ottobre 2023.
“L’Iran risponderà, lo Yemen risponderà e il nemico attende, osserva, valuta. L’attesa (israeliana), fa parte della punizione, della risposta e della battaglia, che è anche psicologica”, così dichiara pubblicamente Hassan Nasrlallah, leader di Hezbollah, parole precedute dall’intimidazione dal sorvolo di jet israeliani su Beirut. L’intenzione di colpire lo Stato ebraico si fa sempre più vicina e il regime degli ayatollah ormai non sembra volerlo nascondere. Il Wall Street Journal riferisce al proposito l’intensificarsi delle esercitazioni belliche iraniane, con gli aiuti da parte della Russia l’arsenale sciita ha avuto la possibilità di fare un salto di qualità. Ali Reza Sabahifard ha dichiarato di aver a disposizione ‘un centro di avanguardia per la guerra elettronica nell’est del Paese’.
Il Premier israeliano Netanyahu continua con il suo mantra del voler ‘combattere l’asse del male’, chiaro il riferimento all’asse ‘della resistenza’ dell’Iran, composta da membri quali Hamas, Hezbollah e Houthi. La stessa asse che combatte in parallelo la guerra ad Israele. Alla base di reclutamento di Tel Hashomer, il Premier ha esortato alla calma e alla compostezza, affermando di essere preparato “sia per la difesa che per l’attacco, stiamo colpendo i nostri nemici e siamo anche determinati a difenderci”.
Joe Biden, dal fronte USA, tenta di calmare le acque per evitare l’ulteriore acuirsi del conflitto ‘a domino’. Da quanto riportano alcuni funzionari della Casa Bianca, in parte sembra riuscire nell’impresa diplomatica ma il rischio di una possibile escalation è sempre dietro l’angolo. Ragion per cui John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale USA, dichiara apertamente che “Se ci sarà un’escalation” in Medio Oriente gli Stati Uniti sono “pronti a difendere Israele e noi stessi in modo appropriato”.
Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani nel frattempo lancia l’appello di ‘rientrare dal Libano’ ai cittadini italiani presenti in Medio Oriente. Simultaneamente il Presidente dell’Iran Masoud Pezeshkian chiede che ‘l’Occidente smetta di aiutare Israele’, aggiungendo la necessità di rispondere agli attacchi subiti ‘senza necessariamente avviare un’escalation’.
Staremo a vedere.