Si sta molto discutendo in questi giorni del tragico caso del veliero Bayesian affondato nei pressi di Palermo. Secondo la versione ufficiale, diffusa all’unisono da tutte le principali fonti di informazione, si sarebbe trattato di una tragedia prodotta da una tromba d’aria. Tromba d’aria, a sua volta dovuta, è stato detto, al cambiamento climatico.
Può essere, ma qualcosa non convince di questa ricostruzione. Questo non significa, si badi, che bisogna lasciare spazio alle narrazioni complottistiche, per le quali deve esserci sempre e comunque qualche potere occulto che opera dietro le quinte. La nostra epoca, in effetti, pare sospesa tra i due opposti del complottismo, che è poi la variante dogmatica e sciocca del pensiero critico, e dell’anticomplottismo, che è l’altrettanto sciocco contegno di chi se le beve tutte, per non essere tacciato di complottismo.
Sostenere che la ricostruzione ufficiale non convince significa soltanto sollevare delle domande e provare a ragionare liberamente, a distanza di sicurezza dal complottismo e dall’anticomplottismo. Anzitutto domandiamo, era il Bayesian la sola nave in quel tratto di mare in quel momento? Sembrerebbe di no. E perché allora le altre navi non hanno subito una sorte analoga o anche solo vagamente simile? Cosa ha fatto sì che il veliero affondasse tanto rapidamente e tanto misteriosamente? Non sfugga, oltretutto, che si trattava di un veliero ipermoderno, tecnologicamente avanzato e strutturato in maniera decisamente solida, come le ricostruzioni apertamente ammettono.
Insomma, non era un rudere, non era un catafalco, era un veliero di ultima generazione che, idealmente, non avrebbe dovuto subire quella sorte. Da non trascurare inoltre il particolare equipaggio dell’imbarcazione. Non si trattava di persone comuni, come usa dire, uscite per mare per una gita spensierata.
A bordo del Bayesian, infatti, vi era la crema dell’aristocrazia finanziaria britannica, in primis Mike Lynch, presentato dagli stessi autoproclamati professionisti dell’informazione come il Bill Gates britannico. A bordo vi era anche Jonathan Bloomer, il presidente del noto gruppo Morgan Stanley. Allora, la domanda che sorge spontanea, e che gli autoproclamati professionisti dell’informazione si sono ben guardati dal sollevare, è la seguente:
Si trattava di una normale gita marittima? O, a bordo del panfilo, si stava magari svolgendo una riunione top secret tra i principali esponenti della classe capitalistica transnazionale? Che cosa stavano facendo a bordo, a largo di Palermo, quei signori dell’aristocrazia finanziaria? A rendere il tutto ancora più misterioso è un altro fatto, anch’esso raccontato dagli araldi dell’ordine mentale mainstream. Pochi giorni prima della tragedia del veliero a largo di Palermo, era morto in un misterioso incidente stradale il vice di Lynch, Stephen Chamberlain. L’ex top manager di Autonomy, leggiamo su ansa.it, era coimputato con l’imprenditore britannico Lynch. Insomma, per concludere, si potrebbe trattare benissimo di una tragedia fortuita, ma vi sono molti elementi che sembrano portare ad altre possibilità esplicative, accuratamente non prese in considerazione dagli autoproclamati professionisti dell’informazione. Insomma, che cos’è accaduto davvero al veliero a largo di Palermo?
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
