Se un utente neutrale cerca “metodo Di Bella” su Google, spuntano una serie di articoli denigratori e avversi. Alcuni ufficiali, altri meno: a loro dire, il discorso sul metodo Di Bella si è chiuso alla fine degli anni ’90; qualcuno insinua che chi vi torna sopra sia animato da interessi personali.
Il primo argomento è facilmente smentibile, il secondo è classificabile tra le più becere teorie del complotto. Il metodo Di Bella non si è mai fermato. In molti si affidano ancora a Giuseppe Di Bella, prima e dopo la diagnosi che attesta la presenza di un tumore. Questo perché il dott. Di Bella ha portato avanti gli studi del padre Luigi, avvalendosi di pubblicazioni disponibili su PubMed, archivio scientifico sottoposto regolarmente a peer review. E negli anni dei risultati ci sono stati. Tanto che davanti all’evidenza, alcuni giudici hanno imposto alle Asl di pagare la cura Di Bella a pazienti visibilmente migliorati, ma la riabilitazione totale del metodo non è mai avvenuta.
Questo perché i detrattori si rifanno alla sperimentazione che fu effettuata nel 1998 per ordine del Ministero della Salute: in seguito al fallimento di quella sperimentazione che affossò Di Bella tanti dubbi su ciò che accadde davvero vennero a galla. Come le carte dei NAS che certificarono che erano stati utilizzati farmaci scaduti (ma i pazienti migliorarono lo stesso); eppure una nuova sperimentazione trasparente per certificare la verità non arrivò mai.
L’allora Ministro della Salute era Rosy Bindi, che di recente è anche tornata sull’argomento su carta stampata. Parla di fake news e interessi personali, ma lei stessa ebbe un atteggiamento di immediata avversità quando 100mila persone arrivarono a Palazzo Chigi: “Mi disse che avrebbe scoperto chi c’era dietro di me. Ministro, lo hai più scoperto? Neanche io so chi ci fosse dietro di lei, ma non so chi si vergognerebbe di più facendo questa scoperta“.
A parlare è il direttore Ilario Di Giovambattista, il cui dubbio è sempre il medesimo: “Ho intervistato persone sopravvissute con tumori cerebrali. Ma allora perché devono imporre una cura? E perché senza neppure confrontarsi con Di Bella?
Quello che mi piacerebbe, quando faremo un webinar a settembre, è che medici scettici si presentassero con gli studi scientifici e ne chiedessero conto al dottor Di Bella. Mi piacerebbe molto, ma questo non avviene mai“.
Qui il suo editoriale video | Puntata del 14 agosto 2024
Home Video