Djokovic ha vinto ancora, come si conviene ai veri campioni. Ha ottenuto l’oro olimpico che ancora gli mancava e ora può davvero dire di aver vinto tutto il possibile nella sua eccellente carriera. La vittoria di Djokovic rappresenta forse, a ben vedere, la sola notizia positiva di queste Olimpiadi parigine.
Olimpiadi parigine che, più che un evento sportivo, sono state un grande teatro arcobaleno di rappresentazione dell’ideologia dominante di completamento dell’ordine turbocapitalistico. In effetti non vi è stato istante in queste Olimpiadi in cui non si sia fatto sfoggio dell’ideologia arcobalenica che rappresenta come dicevamo il completamento naturale della globalizzazione turbocapitalistica la quale procede per un verso sul côté economico, deregolamentando i mercati e l’economia, e per un altro verso procede sul côté dei costumi, deregolamentando ogni figura del limite, del costume e della vecchia etica borghese e proletaria. La deregulation economica di Destra e la deregulation culturale e simbolica di Sinistra procedono divise e colpiscono congiuntamente. Sotto questo riguardo le Olimpiadi sono state una grande rappresentazione teatrale del nuovo ordine mentale di completamento del nuovo ordine mondiale.
Djokovic rappresenta per noi non soltanto un eroe sportivo, come indubbiamente è, ma anche un eroe del dissenso e della resistenza all’ordine egemonico. A dire della cricca virologica mediatica, la sua carriera sarebbe dovuta finire tragicamente già da un pezzo, almeno da quando egli scelse liberamente di non sottoporsi alla benedizione col Santissimo Siero nel tempo dell’emergenza terapeutica e del nuovo ordine tecno-sanitario. Così, ad esempio, scriveva il dottor Burioni su Twitter nel gennaio del 2022.
“Nel 2019 Djokovic ha guadagnato oltre 50 milioni di euro. Mi chiedo perché non si sia preso, magari strapagandolo, un consulente migliore di quello che gli sta rovinando definitivamente la carriera“.
Si tratta con tutta evidenza di un cinguettio invecchiato piuttosto male. I fatti hanno la testa dura, e molto spesso rovesciano spietatamente le narrazioni ideologiche. Così è stato in questo caso.
Djokovic ha trionfato e ha impartito a tutti una bella lezione di libertà e di spirito ribelle. Egli ha sempre agito secondo coscienza, rivendicando la propria libertà di pensare e di fare secondo quel che gli diceva la sua testa. Questo, peraltro, è il principio fondamentale della filosofia.
Non possiamo che giubilare per la vittoria di Djokovic, segnalando come per una volta abbia trionfato il libero pensiero sul bieco conformismo ovunque dilagante, conformismo del quale le Olimpiadi parigine hanno rappresentato la più teatrale messa in scena in salsa rigorosamente arcobalenica. Dunque una vittoria che segna davvero un momento epocale la vittoria di un eroe che ci insegna non soltanto il grande tennis ma anche quello che Gramsci chiamava lo spirito di scissione la capacità di dire di no e di agire sempre seguendo i dettami del logos e segnatamente della propria testa.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro