Elezioni Venezuela, vince Maduro: l’uomo che non è gradito a Washington e all’Occidente

Vi sono state recentemente le elezioni in Venezuela e ha nuovamente vinto Maduro. Egli dunque mantiene la carica di Presidente. Come ampiamente prevedibile, l’opposizione liberale atlantista non ha accettato la sconfitta e ha subito giocato la carta dei brogli, godendo naturalmente dell’appoggio dell’occidente a trazione americana. I quotidiani più venduti d’Occidente non fanno altro che parlare di brogli elettorali in questi giorni in relazione alla questione venezuelana. Di più, non fanno altro che additare Maduro, che pure ha vinto le elezioni democraticamente, come dittatore del Venezuela.

Non ci stupiremmo davvero se, presto o tardi, Washington tentasse un regime change, come peraltro già nel 2019 si era provato a fare, per fortuna senza successo, con Guaidò, marionetta statunitense prodotta in vitro nei collegi americani. Non vi sarà certo sfuggito che, quando vincono le elezioni Putin, Maduro o gli altri oppositori della globalizzazione americano-centrica, l’Occidente evoca subito con indignazione i brogli elettorali. Perché il concetto occidentale di democrazia ormai è quello per cui, nelle elezioni, deve vincere solo chi è gradito a Washington, o chi garantisca il dominio di Washington nel mondo intero.

Per quel che riguarda Maduro, egli svolge una benemerita ed eroica funzione di resistenza al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista. Maduro figura come il prosecutore della rivoluzione di Chavez e difende coraggiosamente la sovranità nazionale e il socialismo, il patriottismo e il multipolarismo. Maduro resta un baluardo di resistenza nell’America Latina al nuovo ordine mondiale dell’imperialismo a stelle e strisce.

Per questo motivo la vittoria di Maturo deve a nostro giudizio essere salutata con giubilo, nella speranza che egli possa governare il paese ancora per molto tempo, tenendolo a giusta distanza dalle mire espansionistiche della civiltà del hamburger. Non ci stupiremmo davvero, come ricordavo poc’anzi, se presto o tardi Washington organizzasse qualche regime change in Venezuela, usando il vecchio infame schema del Cile del 1973. Quel che è certo è che Washington non ha digerito, e per molto tempo ancora non digerirà, la vittoria di Maduro.

Il fatto che continui a qualificarlo come dittatore è davvero emblematico, poiché rivela come Washington non sia disposta ad accettare la presenza di persone, Presidenti, stati, governi disallineati rispetto al verbo della globalizzazione neoliberale e atlantista. Quella che vorrebbe ridurre il mondo intero a una semplice colonia della civiltà del dollaro, quella che vorrebbe ancora fare dell’intero pianeta una succursale della civiltà a stelle e strisce, di quell’Occidente che già da tempo abbiamo proposto di qualificare come Uccidente. Curioso, peraltro, che Maduro e Putin, che vincono regolarmente le elezioni, vengano bollati come dittatori.

E poi il Guitto Zelensky, attore nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington, se non di Hollywood, venga invece qualificato come esemplare… Portatore della democrazia e dei diritti, della libertà e dell’interesse del popolo. Quando in realtà, lo sappiamo bene, ha chiuso i canali di opposizione, ha imposto il canale unico, ha perseguitato la chiesa ortodossa.

Insomma, viviamo davvero in un mondo rovesciato che chiama le cose con i nomi rovesciati.

Radioattività – Lampi del Pensiero Quotidiano con Diego Fusaro