Siamo alla fine della Seconda guerra mondiale, la Germania finisce a terra e il 6 agosto del 1945 gli USA lanciano la prima bomba atomica della storia all’uranio sulla città giapponese di Hiroshima. Solo tre giorni dopo, il 9 agosto, l’esercito statunitense fa il bis con un’altra al plutonio su Nagasaki. Circa 140.000 vittime per la prima, 74.000 per la seconda.
Con questa mossa gli Stati Uniti si proclamano vincitori assoluti, ma a quale prezzo?
Dopo quasi 80 anni, le popolazioni di Hiroshima e Nagasaki ancora oggi risentono delle radiazioni, delle malattie derivate da quest’ultime e della distruzione di più del 50% degli edifici. E questo è stato solo l’inizio di ciò che un’arma come l’atomica è stata capace di scatenare sul territorio giapponese. A seguito stigmatizzazione sociale ed economica: i prodotti alimentari esportati da quelle zone sono spesso reindirizzate altrove da vari paesi del mondo per timore di ritrovarsi con residui di contaminazione radioattiva.
La bomba atomica è nata dall’ormai noto Progetto Manhattan, sviluppata in segreto dalla collaborazione tra Stati Uniti, Regno Unito e Canada. Robert Oppenheimer, Niels Böhr ed Enrico Fermi furono le nobili menti scientifiche a guida del progetto. Il primo esperimento fu rinominato Trinity, realizzato nel deserto di Alamogordo, in New Mexico, il 16 luglio 1945.
Riferendosi ai nominativi: tre settimane dopo, Little Boy provoca la distruzione di Hiroshima, tre giorni dopo Fat Man di Nagasaki. La resa del Giappone entrò in vigore il 2 settembre dello stesso anno.
In occasione del 79esimo anniversario dai tragici eventi, in segno di protesta Israele è stato escluso dalla commemorazione. Durante quest’ultima, nella Dichiarazione per la Pace si è letto al proposito: “Tra l’incertezza su quando finirà l’invasione russa dell’Ucraina e la crescente preoccupazione per l’espansione dei conflitti armati in Medio Oriente, ci troviamo attualmente di fronte a una situazione critica”. Alla cerimonia non hanno partecipato gli ambasciatori americano, britannico e il loro omologhi del resto dei membri del G7 ossia Canada, Germania, Francia, Italia e Unione Europea. Il motivo? ‘Sarebbe stato difficile per loro partecipare ad alto livello’ all’evento di Nagaski se Israele ne fosse stato escluso. Così si legge in una lettera inviata in Giappone dagli ambasciatori di riferimento.