Forse non tutti conoscono ancora Sarah Wagenknecht. È una politica tedesca, già esponente di punta della sinistra radicale Die Linke, con la quale tuttavia ha rotto per fondare un proprio partito: Ragione e giustizia.
La rottura della Wagenknecht con la sinistra al centro di un suo pregevole libro, Contro la sinistra neoliberale, in Italia edito da Fazzi. La tesi dell’autrice è semplice, lineare e adamantina.
La sinistra ha smesso da tempo di essere la parte del lavoro contro il capitale e la parte delle lotte di liberazione nazionale contro l’imperialismo, per diventare semplice guardia arcobaleno della globalizzazione turbocapitalistica. La sinistra dà soluzione a problema, per dirla con una formula rapida ma credo efficace. È quanto abbiamo sostenuto anche noi nel nostro studio Sinistrash, ed è quanto per primo aveva teorizzato il nostro maestro, il marxista eterodosso Costanzo Preve.
È vero, la Wagenknecht non si spinge a sostenere l’oltrepassamento di destra e sinistra, e si propone invece di rifondare una sinistra radicale, portandosi a presso alcuni pregiudizi ideologici che a nostro giudizio sono superati e ormai inservibili. E tuttavia il progetto della Wagenknecht ci pare rispettabilissimo e assai ambizioso. In primo piano troviamo la difesa del lavoro contro il capitale e poi anche la difesa della sovranità nazionale in chiave democratica e socialista contro l’imperialismo a stelle e strisce e contro i processi ben noti di sovranazionalizzazione neoliberale.
Scusate se è poco. La Wagenknecht ad esempio si oppone al sostegno all’Ucraina e dunque alla guerra della Nato contro la Russia. e si oppone ugualmente all’immigrazione di massa, dunque allo sfruttamento del lavoro mediante la competitività a ribasso tanto cara al capitale.
Insomma, la strada della Wagenknecht ci sembra decisamente quella giusta. È la proposta, in sintesi, di un socialismo internazionalista, che riconosce l’importanza della sovranità della nazione e del popolo e che si oppone alla globalizzazione turbocapitalistica in tutte le sue determinazioni e in tutte le sue sfumature. e a segnalare che la via è quella giusta e oltretutto la reazione scomposta che in questi giorni si sta registrando da parte del clero giornalistico, che ha preso ad abbaiare ferocemente contro il progetto della Wagenknecht.
Ad esempio la Repubblica, rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico, ha dedicato nei giorni scorsi un demenziale articolo alla Wagenknecht, bollandola di rosso-brunismo, categoria squisitamente orwelliana con la quale i padroni del discorso provano a ostracizzare in modo irriflesso chiunque osi deviare dal tracciato prestabilito dell’alternanza senza alternativa di destra e sinistra. Insomma, l’ira scomposta contro la Wagenknecht è un buon segnale che ci indica che ella sta percorrendo la via giusta.
E la via giusta, come abbiamo provato a spiegare nel nostro studio Demofobia, sta oggi più che mai nel superare la vecchia destra e la vecchia sinistra per provare a ricartografare la mappa della politica, in particolare usando come nuova bussola la dicotomia tra alto e basso. Questa è quella che abbiamo proposto di definire la rivoluzione copernicana della politica contemporanea. Ora, il fatto che l’ordine dominante, grazie ai suoi araldi, osteggi in ogni guisa questa rispazializzazione della politica, è la prova provante del fatto che questa è la via giusta.
Con le parole di Don Chisciotte: “Ci abbaiano Sancio, segno che stiamo cavalcando”