Quanta confusione sul caso di Imane Khelif. Chi tira in ballo i critici, additandoli come mostri, chi confonde la sindrome di Morris (un caso è Naomi Campbell) con la sindrome di Swyer e maschera il tutto sotto una causa umanitaria di cui però si dovrebbe parlare più a livello scientifico.
La chiarezza da fare è innanzitutto che l’identità di genere, cioè come uno si percepisce, prescinde dai fattori biologici. E si potrebbe anche chiudere qua la questione, se non fosse che in molti, mettendosi sul petto il brevetto de ‘La Scienza’ trascurano diversi fattori che invece la scienza del CIO avrebbe dovuto verificare.
Se siamo maschi o femmine, come spiega l’endocrinologo Giovanni Frajese, “è scritto in ogni singola cellula del nostro corpo, come un marchio. Nelle mie cellule c’è l’XY che poi mi ha dato tutta una serie di caratteristiche che si chiamano sessuali secondarie. Però oggettivamente quello che è il sesso genetico o biologico in alcuni rari casi non si trasforma nel sesso – appropriato -. In particolare in realtà questo riguarda fondamentalmente i maschi”.
Il genere di appartenenza, con tutti gli attributi secondari, non dipende però solo da un fattore: “Allora, lasciamo perdere quelle che sono le manifestazioni cromosomiche, che in realtà non sono patologie come si classificavano un tempo”, sono appunto delle differenze genetiche che portano a dei risultati di tipo differente. “L’unica condizione in cui tu puoi avere una persona che è fenotipicamente femminile (cioè ha il corpo femminile), ma in realtà ha i cromosomi XY, è quando tu hai la resistenza completa agli androgeni. Questo perché non basta la sola genetica per far diventare maschio un maschio.
In qualche maniera nasciamo tutti con il corpo che è indirizzato verso la componente femminile. Quindi se non interviene il testosterone noi uomini svilupperemo verso la componente femminile. Il testosterone agisce e viene prodotto normalmente quando hai il cariotipo XY.
Il testosterone è un ormone, l’ormone è qualcosa che viene prodotto per esempio dai testicoli o viene prodotto dal surrene in minima parte. Per avere l’azione biologica oltre quella genetica e quindi trasformare la genetica in fenotipo, deve trovare la “chiave della porta”. Entra e agisce l’effetto biologico. Quindi se io sono XY e il mio androgeno è presentato, cioè viene prodotto, e il recettore funziona, io ho il fenotipo maschile. Quindi sono in tutto e per tutto maschio: ho i testicoli, i peli, cioè la massa muscolare e tutto quanto il resto”.
È importante chiarire che il caso di Imane Khelif è totalmente diverso dal caso “in cui a qualcuno viene attribuito alla nascita il sesso femminile senza controllare i cromosomi perché l’aspetto fenotipico è quello della donna. Però in realtà cromosomicamente parlando, è un maschio.
Ma a livello fenotipico, cioè a livello di corpo, quello è l’unico caso in cui tu hai a che fare veramente con una donna, anzi, fondamentalmente l’androgeno, quello che ti dà il vantaggio competitivo per esempio nella box, non ce l’ha, non gli funziona, quindi una persona che ha questo tipo di problematica non andrebbe mai a fare il boxer, perché avrebbe tutto da perdere: ti stai confrontando con chiunque ha un vantaggio biologico su di te, non sarebbe saggio.
Oggi rimane fortissimo il dubbio a causa di quest’ideologia secondo cui non esiste maschio o femmina. Però ribadisco, non dobbiamo entrare nel campo delle ipotesi o delle impressioni o delle opinioni, perché sono opinabili, inclusa la mia“.
I criteri che il CIO avrebbe dovuto verificare
“L’unica cosa che conta è quello che è in qualche maniera verificabile. E’ chiaro che a questo punto, vista l’ideologia, bisognerà che il CIO, piuttosto che prendere quello che c’è scritto sul passaporto – capendo la complessità della storia – faccia un protocollo che permetta, nei casi in cui ci sono dubbi, di certificare tre cose: il componente cromosomico, il componente endocrino, cioè quanto testosterone hai, e il componente eventualmente fisico. Cioè se una persona per esempio ha livelli di testosterone alti ma non tantissimo perché si abbassano anche farmacologicamente, ma ha cromosomi XY e ha per esempio (o ha avuto) gli organi sessuali maschili, comunque biologicamente è un maschio.
Poi la società lo vuole caratterizzare come qualcosa di differente perché lui si sente libero di farlo. Ma non è un problema questo. Però biologicamente rimane un maschio e un maschio biologico può fare quel che vuole, ma non deve competere con una femmina biologica perché ha un vantaggio enorme. Soprattutto negli sport di contatto, ovviamente.
Lasciate perdere gli attuali protagonisti, perché è inutile puntare il dito sulla singola persona, è l’idea che è molto più interessante. Vuol dire che un domani comunque qualunque persona può comunque decidere di registrarsi nei paesi che lo permettono e competere con le donne, magari nelle arti marziali, magari nella boxe, magari nel sollevamento pesi o in tutto quello in cui avrà un enorme vantaggio biologico.
Questo non deve accadere perché ovviamente altrimenti significa che anche l’idea stessa dello sport verrà distrutta“.
Quindi “intersex” è solo un termine giornalistico? “Sì. Scientificamente non esiste“.