È in un’uscita il nuovo libro dello Psichiatra Paolo Crepet “Mordere il cielo” : in altre parole imparare a mordere la vita, non lasciandosi sopraffare dall’inerzia. Il senso della vita è puntare a rischiare, aprendosi altre possibilità e andando incontro a nuove esperienze. Oggi invece molti giovani vengono accuditi eccessivamente dai propri genitori, restano bambini troppo a lungo e di conseguenza non imparano ad affrontare la vita. Un tempo però, come spiega Crepet, i giovani alzavano il loro sguardo verso il cielo e contemplando la Luna, andavano alla ricerca di un mondo migliore guardando oltre l’orizzonte.
“Quando ci fu lo sbarco sulla Luna le famiglie si fermarono. Chi aveva la televisione la guardava, chi non ce l’aveva andava da chi ce l’aveva per vedere quelle immagini, per sentire Tito Stagno che le commentava. Questa era l’aspirazione dell’uomo: siamo andati sulla Luna e abbiamo guardato tutti in su. Abbiamo pensato che il mondo fosse migliore perché forse avevamo un orizzonte in più, non uno in meno. E adesso, dopo 50 anni, guardiamo tutti la punta dei piedi.
Come si fa a non pensare che sia un’involuzione e non un’evoluzione? Poi, per carità, non sto dicendo che la mia generazione abbia fatto chissà quali genialate, abbiamo fatto una marea di cretinate, infatti siamo messi così anche per colpa della mia generazione. Ma c’è stato almeno un momento, un afflato potremmo chiamarlo, no? Una speranza, un’ambizione. Un nonno che ti indica la Luna a te che sei un bambino. Mi ricordo quando vidi l’eclissi e mi diedero un vetro affumicato per poterla guardare. E fu una cosa così semplice, eppure indimenticabile. E anche quella volta abbiamo guardato il cielo. Non per scordarci la terra, ma per arricchirla”.
Infatti non è un caso se nel suo libro Crepet tocca uno dei temi che sembra essere il più attuale al giorno d’oggi: quello dell’anestesia dell’anima.
“Io oggi ero a Fiumicino, era una mattina piena di gente e non ho visto nemmeno due persone che si abbracciavano. Oggi chi ti aspetta ha un cartellino con scritto dott. Simpson, Signor Rossi. Ma nessuno che si abbraccia. Abbiamo tutti una specie di iPad con scritto un nome. Buongiorno, arrivederci. Siamo anestetizzati. Un tempo ci piaceva così tanto baciarci ed abbracciarci, oggi due devono essere ubriachi per abbracciarsi”