Uno spritz dopo la Messa: così il Cristianesimo rischia di evaporare definitivamente

È accaduto realmente a Urbino nelle Marche. Uno spritz dopo Messa. E questa la bizzarra idea di Fra Andrea Ricatti, giovane francescano della parrocchia universitaria San Domenico di Urbino. Il frate pensava così di attirare i giovani del paese ad andare a messa la domenica, incentivati dall’inusuale apericena finale. La sua proposta è diventata virale, anche in virtù della curiosa locandina affissa fuori dalla chiesa. Con le parole del frate l’obiettivo era, sono parole sue, coinvolgere i ragazzi nella funzione e poi in un momento di convivialità, perché la Chiesa è accoglienza. Insomma, quasi verrebbe da dire “la messa è finita, andate a brindare”. Abbiamo visto in questi ultimi anni benedizioni con la pistola d’acqua e preti che entravano a dire messa col monopattino. Per chiudere il cerchio mancava giusto l’apericena dopo la messa. Questi curiosi eventi tratteggiano perfettamente l’inquietante orizzonte dell’evaporazione del cristianesimo in corso.

Come abbiamo mostrato nel nostro studio “La fine del cristianesimo”, per rincorrere un mondo che non lo vuole più, il cristianesimo si apre attualmente in ogni modo possibile al mondo pensando di conquistarlo. In realtà il cristianesimo non conquista il mondo, ma si perde nel mondo, evaporando senza lasciare più traccia di sé. Come non ci stanchiamo di ripetere ad nauseam, la civiltà del tecnocapitalismo non solo non sa letteralmente più che farsene del cristianesimo, ma si adopera attivamente per annichilirlo, come imbarazzante residuo non organico alla civiltà nichilista dei mercati. L’apericena di Urbino, l’ultimo apericena, variando sul tema religioso, si colloca perfettamente nel quadro dell’evaporazione del cristianesimo, nel suo processo di profanazione e di dissacrazione, che ormai avviene non soltanto dall’esterno, grazie alle prestazioni martellanti dell’industria culturale, ma anche dall’interno, da parte di chi dovrebbe difendere il cristianesimo e opporsi alla dissacrazione del sacro operata dal mundus.

È in questa cornice di senso che si deve peraltro leggere l’operato di Bergoglio, con la sua teologia del nulla, con il suo ateismo liquido, e ciò secondo una traiettoria principiata con il Concilio Vaticano II e con la sua esiziale idea di aprire la chiesa al mondo, portandole infine a sciogliersi nel mondo stesso. Con l’usuale intelligenza, Ratzinger disse più volte che oggi il cristiano non può che essere all’opposizione di un mondo che non vuole più il cristianesimo. Un cristiano che fosse a proprio agio nel mondo sdivinizzato non sarebbe più perciò stesso un cristiano. Era anche la tesi sviluppata in tutt’altro contesto da Pierpaolo Pasolini. Già negli anni 70 Pasolini sosteneva fermamente che la Chiesa era un bivio fondamentale, in forza del quale era chiamata a scegliere se porsi all’opposizione del mondo o suicidarsi definitivamente nel mondo stesso. La Chiesa, diceva Pasolini, deve ripartire dall’opposizione al mondo, come chiesa catacombale, come piccolo resto, diceva Ratzinger, oppure aderire ai moduli del mondo, perdendosi nel mondo stesso. Perché questo è il punto fondamentale. Se la Chiesa diventa un semplice raddoppiamento del mondo, allora sancisce, eo ipso, la propria natura superflua.