Neanche il tempo di un mezzo sorriso per la fatica fatta dai cugini nerazzurri in casa del Genoa, che i tifosi milanisti si ritrovano a vivere un inizio di campionato faticoso, in uno stadio di San Siro ammantato di afa residua mista a curiosità per le trame di gioco impostate da Paulo Fonseca.
Un Torino tutto corsa ed essenzialità, con qualità di palleggio e accelerazione dalla cintola in su, chiude in vantaggio la prima frazione, caratterizzata dal possesso di palla milanista ancora da oliare, da folate di Leão che sfioriscono una volta guadagnato l’ingresso in area e da più di una ingenuità di Thiaw e compagni, a cominciare dal papocchio che alla mezz’ora produce la rete granata, dopo il palo colpito da Bellanova di testa.
Il pubblico rossonero, che esercita la virtù della pazienza, accoglie Morata per un’ultima mezz’ora alla quale il Milan è chiamato a dare un senso, invertendo l’inerzia di una prevedibilità sulla quale un Toro organizzato riesce a far leva per impostare una gara saggia e redditizia, condita da una fase difensiva caratterizzata da tempismo e soglia d’attenzione molto alta.
Minuto 63, Morata va giù in area dopo aver ricevuto da Leão, ma Coco ha evidentemente prima impattato la palla.
Cinque minuti dopo, la banda Vanoli raccoglie i frutti di una transizione offensiva perfetta, sviluppata sul lato sinistro con un duetto pregevole Ilíc – Lazaro e finalizzata da un indisturbato Zapata che accarezza con la fronte lo 0 – 2.
Gli avvicendamenti operati da Fonseca testimoniano la qualità a disposizione del tecnico lusitano ma non conferiscono fluidità ai dispiegamenti offensivi del Milan: è il principale motivo per il quale, a parte i canti della Sud, buona parte dello stadio inizia a soffiare dissenso verso un terreno di gioco sempre più segnato dalle scorribande granata che interrompono ad arte i ghirigori improduttivi di Loftus – Cheek e compagni. Ci vuole l’episodio, per riaprirla.
Arriva lo zampino di Morata che scrive 1 – 2 sul tabellone, assieme al recupero “monstre” che giustifica sogni di insperata ma a quel punto sperabile rimonta. Ora pesano meno le palle del Toro, rispetto ai palloni del Milan.
Okafor, lampo nel buio che fa 2 – 2. Prova di resilienza milanista.
Finisce con un Torino comunque meritatamente omaggiato dal settore ospiti, mentre il resto di San Siro, anche se Roberto Vecchioni è notoriamente interista, va a casa avendo visto, in un finale rocambolesco, accendersi le luci del Milan.
Paolo Marcacci