Continuano ad arrivare medaglie a Parigi 2024, gli atleti italiani performano e non mancano le polemiche.
Antonio Rossi leggendario campione di canottaggio italiano ha vinto tre medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo in cinque edizioni dei Giochi Olimpici, oltre a numerosi titoli mondiali ed europei. Dopo il ritiro, continua a contribuire allo sport come dirigente e promotore di iniziative sportive. Ai microfoni di Radio Radio Mattino Sport e News ha commentato i traguardi del canottaggio italiano in questi giochi olimpici, dei successi personali e delle polemiche degli ultimi giorni.
Qual è stata la medaglia più complicata, quella che ti sei goduta di più?
Quella di Sydney. Ad Atlanta, quando ho vinto il primo oro olimpico, avevo paura che succedesse qualcosa e non riuscissi a vincere. Ero campione uscente e sicuramente ero testo. A Sidney avevo già provato quelle emozioni e avevo voglia di riprovarle. La barca andava bene, abbiamo fatto una gara perfetta e me la sono proprio goduta. Ero teso perché tutti quelli che avevano vinto ad Atlanta si stavano riconfermando e io non volevo essere da meno.
Possiamo dire che il tuo sia uno sport di grande fatica?
Sicuramente è uno sport in cui lavori molto sulla potenza aerobica, devi fare tante ore di allenamento. La fatica ci piace, se non ti piace faticare difficilmente riuscirai ad andare avanti nel canottaggio. La tecnica è importantissima, ma l’allenamento della capacità e della forza aerobica è cruciale. Devi allenare sia forza esplosiva sulle pagaiate sia la forza elastica e la resistenza.
Come stai vivendo queste Olimpiadi? Le medaglie vinte dall’Italia e le polemiche sulla Senna?
Sono arrivato a Parigi il 25 e sono qui come ambassador del Coni. Sono spesso a Casa Italia, vedo le gare, incontro gli atleti. Mi è piaciuto tantissimo incontrare gli amici del canottaggio, festeggiare con loro, con le loro famiglie. Attorno a questi giochi olimpici gravitano tantissime polemiche. Io penso che il comitato organizzativo debba in primis mettere gli atleti nelle migliori condizioni per gareggiare. Ci si prepara per quattro anni per questo momento ed è un peccato tornare a casa con l’amaro in bocca. Poi il risultato conta e non conta, ma l’importante è dare il massimo, essere contento della sua prestazione. Devo dire che in alcuni casi questo non è successo, ci sono stati svariati motivi che hanno fatto innervosire gli atleti, un po’ per la vita nel villaggio, ma soprattutto, se penso anche al triathlon e al nuoto e alla questione Senna, sono fattori che hanno distratto i nostri atleti. Alcuni sono stati molto male.
Cosa pensi del match tra Angela Carini e Imane Khelif? Sta facendo discutere, che idea ti sei fatto?
Ho letto che l’atleta algerina ha superato tutti i test ormonali e avrà fatto anche una cura, però credo che la differenza rimanga. Ci sono sport in cui questo gap non è così evidente, ma non è il caso della boxe. Le prestazioni di una persona con quelle determinate caratteristiche sono ben diverse da quelle di una ragazza. Sono curioso di vedere un combattimento, ma rimango dell’idea che qualche vantaggio in più ce l’abbia.
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