L’Organizzazione Mondiale della Sanità, abbreviato OMS, ha dichiarato in questi giorni lo stato di emergenza sanitaria internazionale in seguito all’aumento dei casi di Mpox, ossia il vaiolo delle scimmie, in Africa. A dare l’annuncio è stato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Pare a tutti gli effetti un déjà vu.
Come più volte abbiamo sostenuto, e come abbiamo estesamente argomentato nel nostro libro ‘Golpe globale: capitalismo terapeutico e grande reset’, l’emergenza permanente coincide con la nuova normalità, più precisamente con il nuovo metodo di governo delle cose e delle persone proprio dell’ordine neoliberale. Lo stato d’emergenza permanente, come ha suggerito Giorgio Agamben, trapassa senza soluzione di continuità nello stato d’eccezione permanente e la medicina diventa arte politica del controllo in chiave neoliberale, diventa biopolitica per riprendere il tema caro a Michel Foucault.
Il dispositivo governamentale dovrebbe ormai essere noto, non fosse altro che per il fatto che lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle e sotto la nostra pelle nei tre anni dell’emergenza epidemica trascorsa. In nome della difesa della sicurezza, messa a repentaglio dall’emergenza, reale o narrata, il potere può limitare a proprio piacimento i diritti e le libertà, giustificando detta limitazione in nome della salute pubblica. L’inaccettabile nella normalità diviene l’inevitabile nell’emergenza.
Nessuno avrebbe accettato tre mesi di confinamento domiciliare in una condizione di normalità, ma li ha accettati e magari anche li ha invocati nella condizione dell’emergenza. Il potere turbocapitalistico plasma coattivamente la società in coerenza con i dettami dell’ordine global liberista. Impone lo smart working e l’e-commerce, i divieti di assemblea e i confinamenti domiciliari coatti, per non parlare poi delle infami tessere verdi di discriminazione, di controllo biopolitico e di sequestro delle libertà.
Chi conosce un po’ col nostro pensiero sa bene che da tempo teorizziamo l’emergenza infinita come nuova normalità. Segnatamente teorizziamo l’andamento a yo-yo dell’emergenza stessa, ritmata dall’alternanza infinita di Fasi I e Fasi II. Non sfugga poi il dispositivo in grazia del quale un’organizzazione sovranazionale dichiara lo stato d’emergenza globale per poi pretendere che i singoli stati si adeguino cadavericamente e rispettino norme che sono esse stesse poste in forma sovranazionale, norme che i parlamenti nazionali debbono semplicemente ratificare.
E questa è in effetti la struttura della nuova governance globale, governance globale in cui le entità sovranazionali decidono autocraticamente e i parlamenti nazionali sono svuotati della loro funzione e ridotti a semplici esecutori della voluntas di dette entità sovranazionali. E mentre i più si limitano a vedere la questione medica, l’emergenza sanitaria e il diffondersi del virus, pochi, troppo pochi, riescono a capire che quello che viene posto in essere è un nuovo metodo di governo, una nuova forma politica, economica e sociale che mette a frutto l’emergenza, reale o narrata a seconda dei casi, per poter governare, disciplinare, amministrare le masse in chiave biopolitica. per poterci porre in essere un nuovo metodo di controllo e di governo delle cose e delle persone.
Questo è il nuovo spirito emergenziale del tecnocapitalismo planetarizzato.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro