È accaduto nei giorni scorsi a Nichelino, alle porte di Torino. Se fosse un titolo di giornale potrebbe tranquillamente essere Il nichilismo di Nichelino.
Cos’è accaduto? Il cantante Povia si sarebbe dovuto esibire all’interno di una festa patronale del comune della provincia di Torino. Dico si sarebbe dovuto esibire, da che alla fine non ha potuto farlo. Infatti, leggo sulla stampa: “è intervenuto direttamente il sindaco per impedire la partecipazione all’evento del cantante già vincitore del festival di Sanremo”.
Da quel che si apprende dai giornali, il primo cittadino di Nichelino avrebbe dichiarato inammissibili, sic, le idee professate dal cantante Povia. A onor del vero, se v’è qualcosa di inammissibile, ebbene è proprio la censura in ogni sua manifestazione e in ogni sua estrinsecazione. Sarebbe utile, almeno spero, far pacatamente notare con piglio socratico al sindaco di Nichelino che le idee diverse dalle proprie, giuste o sbagliate che siano, si combattono con le idee, e non certo con l’orrenda ed esecrabile pratica della censura.
Perché il contrario di falsità è verità, non certo censura. Sull’inammissibile orrore della censura mi sono già pronunciato in diverse occasioni, e ho ricordato come l’erramento della censura sia di ordine a un tempo teoretico e pratico. Sul coté teoretico, censurare le idee lascia trapelare la propria incapacità di confutarle, rimanendo sul piano delle idee stesse.
Dunque, la censura finisce, volens nolens, per avvalorare le idee che vorrebbe combattere. Sul cote pratico, poi, la censura risulta una pratica ripugnante, inammissibile in un governo democratico, se quest’ultimo, come sapeva bene Spinoza, si caratterizza anche e non secondariamente per la libertas philosophandi, vale a dire per la libertà di dire senza limiti tutto quel che si pensa. Sì, in questo caso, purtroppo, Nichelino sembra far rima con nichilismo, e più precisamente con il nichilismo della civiltà neoliberale contemporanea.
Anche se, ne sono certo, gli abitanti di Nichelino sono nella massima parte contrari a questa scelta decisamente poco consona a un ordinamento democratico. Non si tratta, sia chiaro, di condividere necessariamente le idee di Povia, quali che siano. Si tratta, semmai, di riaffermare un principio fondamentale, quello per cui chiunque, Povia compreso, ha il sacrosanto diritto, peraltro previsto dalla Costituzione, di poter esprimere liberamente le proprie idee.
Si potranno poi confutare, criticare, discutere, ma guai a negare la possibilità, mediante censura, di esprimere liberamente il proprio pensiero. Diciamolo apertamente, si respira già da tempo una brutta, una pessima aria in Europa. Aria di censura, vorrei dire.
Non solo alla luce dell’evento che ha visto come protagonista Povia, censurato a Nichelino, ma anche in generale per quel che riguarda la stretta che sempre più si paventa per i social network se è vero come è vero che in nome della cosiddetta lotta contro la disinformazione si sta sempre più linearmente profilando l’idea di limitare la libertà di espressione ed imporre la censura sulle reti sociali insomma hanno ripreso a soffiare i venti gelidi della censura in Europa e anche in Italia.
Radioattività – Lampi del Pensiero Quotidiano con Diego Fusaro