A tu per tu con Red Ronnie ▷ La musica vera, le radio che sfidavano la Rai e il metodo Montagnier

Prima la radio, poi la tv. Red Ronnie è il volto della divulgazione musicale in Italia per eccellenza. In quarant’anni di carriera ha intervistato i nomi più noti del panorama rock e pop italiano. In un’intervista a Fabio Duranti ha raccontato degli inizi della sua lunga attività, di radio libera che sfidava i grandi della Rai, dell’industria discografica moderni, di svariati temi d’attualità.

Sei stato e continui a essere un grande punto di riferimento per la musica italiana. Da dove sei partito?

“Sono stato un buon tramite. Io come te nasco dalla radio libera, nasco nel ’75 con la prima radio libera di Bologna. A quei tempi la radio libera era la possibilità di far ascoltare musica che la Rai non passava, faceva le Hit Parade ma non passava gente come Jimi Hendrix, i Cream. Dopodiché faccio la radio con Francesco Guccini, Bonvi e Lucio Dalla, poi le tensioni a Bologna nel 1977 ci costringono a chiuderla, ma a quell’epoca Dalla, soprattutto, aveva capito il vero senso delle radio libere. Il suo primo disco di successo fu “Come è profondo il mare”, all’interno del quale si trovava “Disperato erotico stomp”, un pezzo scritto per provocare, sapendo che sarebbe stato censurato dalla Rai, ma passato dalle radio libere. Era trasgressivo e decollò. Le radio libere erano la vera alternativa alla Rai”

Prima c’era un rapporto diverso con gli artisti? Un rapporto più emotivo?

“C’è uno spartiacque in questa questione. Con l’arrivo dei social gli artisti hanno aperto i propri canali, quindi non hanno più bisogno dei media tradizionali per essere conosciuti, come i politici che non hanno più bisogno dei telegiornali per essere intervistati, ci sono i social. Inoltre la musica è cambiata, da musica è diventata industria. Gran parte degli artisti sono in preda a un grande ego e a un forte desiderio di guadagno. Non gli interessa più affermare la propria musica a tutti i costi. Ora un artista che esce da un talent aspira subito a fare il Forum d’Assago, poi l’Arena di Verona e poi chiaramente gli stadi. Io ricordo ancora quando Gianni Morandi, dopo quarant’anni di carriera, fece il Forum. Era emozionatissimo, quasi non ci credeva”.

Ascolta l’intervista integrare a Red Ronnie qui | Un Giorno Speciale 21 Agosto