Cinquecento pagine e oltre da leggere minuziosamente per una causa che spinge a sfogliare ogni capitolo velocemente. Parliamo della prevenzione antinfettiva e antitumorale studiata da Luigi Di Bella e portata avanti dal dottor Giuseppe Di Bella, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante nell’evidenza raggiunta e certificata nelle banche dati dai suoi studi.
Esistono cioè alcune molecole che, lavorando in sinergia, possono osteggiare sia tumori che infezioni batteriche e virali. Come? Coniugandole alla specificità dei casi singoli, raggruppabili – nel caso oncologico – in 26 macrocategorie tutte inserite nel libro “Prevenzione antinfettiva e oncologica secondo la medicina basata sull’evidenza”. Tramite un approccio scientifico e comparativo, Di Bella mette a confronto i metodi tradizionali con il suo approccio, valutandone vantaggi e svantaggi. La vera grande rivoluzione negli studi della fondazione Di Bella sta nella specificità che sempre meno caratterizza l’approccio alle cure del nostro tempo. Messa in sinergia con un rafforzamento generale dell’organismo in termini preventivi, dà vantaggi notevoli in ogni fascia d’età.
Questo perché la prevenzione è importante non solo per evitare le malattie, ma anche le loro complicazioni.
Un esempio?
Il Lisozima: tossicità zero, interviene ai vari settori dell’immunità, innata e adattativa, insieme con la lattoferina. L’alfalattoalbumina elimina una quota importante non soltanto di virus ma anche di batteri se usata insieme, “per questo insisto sul sinergismo: con la lattoferina interviene sui germi gram-positivi e sui germi gram-negativi e la lattoferina li mette in condizioni tali da essere più sensibili agli attacchi. Quante infezioni partono con il Covid e poi si sono complicate?”. Così ci ha detto Giuseppe Di Bella, spiegandoci quali sono le molecole ordinariamente trascurate di cui parla nel libro.
Un discorso sulla prevenzione, ma anche sulla libertà di cura che Di Bella ha portato avanti negli anni insieme al direttore Ilario Di Giovambattista: “Sull’approccio tradizionale dovrebbero spiegarci il perché di quei 400mila morti l’anno. So che l’argomento è complicato, perché tante persone sono in cura in questo momento, ma se non ci si può fare una domanda la cosiddetta medicina tradizionale diventa senza storie padrona della nostra vita. Qui si è per la libertà di cura“.
Qui il suo editoriale | 13 agosto 2024