Una controffensiva per rispondere alla guerra della Russia. E’ questa la versione sull’attacco a Kursk divulgata per bocca di Mykhail Podoliak, consigliere dell’amministrazione presidenziale ucraina.
L’attacco nella regione russa confinante va avanti da due giorni, portato in stato avanzato da truppe sprovviste di bandiera, è stato però appena rivendicato dalla nazione di Zelensky. “La Russia ha sempre creduto di poter attaccare impunemente i territori dei Paesi vicini e pretendere ipocritamente l’inviolabilità del proprio territorio”, ha detto Mykhail Podoliak. “La Russia deve sentire quello che ha fatto”, ha dichiarato Zelensky.
Le domande senza risposta sono però già tante: con la moltitudine di territori che l’Ucraina sta perdendo, perché non rinforzare quelli, piuttosto che aprire un nuovo fronte?
Quanti sono effettivamente le unità ucraine penetrate in territorio russo? Perché ovviamente la propaganda la fa da padrone: secondo fonti russe sono all’incirca 300, secondo Reuters 1000; secondo i russi l’attacco è stato già sedato, per i media ucraini l’attacco continua tuttora.
Quello che però ci interessa più da vicino è: l’escalation globale così si avvicina?
Il rischio c’è per le parti in causa innanzitutto, “può esserci una controrisposta nel breve termine, come suggeriscono le minacce russe, anche se i russi adesso stanno pensando più a gestire il problema che alla risposta“, fa notare la docente di Storia della Russia Carolina De Stefano.
“Ciò non toglie che dall’altra parte rimane la posizione di debolezza ucraina e che la maggior parte dei paesi traccia la strada verso un negoziato. Un aumento delle tensioni quindi ci può essere nel breve termine, ma credo che la strada verso un cessate il fuoco sia già abbastanza tracciata“.
Ascoltate l’intervento da Stefano Molinari | Lavori in Corso, 8 agosto 2024
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