L’OMS ha ufficialmente dichiarato l’emergenza internazionale a causa dell’epidemia del vaiolo delle scimmie. Il primo paziente è stato contagiato in Africa, ma è residente in Svezia. A fronte di un’emergenza che Ilaria Capua ha definito “allarmante”, la virologa ha altresì chiesto di “non utilizzare il termine ‘vaiolo delle scimmie”’. In quanto questo nome può creare stigma e confusione “che durante un’emergenza sanitaria non aiutano”. Dunque la malattia da vaiolo delle scimmie sarà chiamata “Mpox” dalla fusione di “Monkey” e “Pox”. Potremmo definire quella dell’Oms una scelta politicamente corretta? Ma soprattutto, è davvero rilevante dare priorità a questo che non ad altro?
“Per ora stiamo parlando di malattie dei viaggi, di persone che se lo prendono perché non adottano le precauzioni necessarie” commenta il Prof. Massimo Ciccozzi “Principalmente è necessario avere rapporti sessuali protetti. Tutti gli over 40 che sono vaccinati per il vaiolo umano sono vaccinati anche per questo virus. Poi ci sono altri vaccini che possono essere fatti”.
Il problema principale spiega Ciccozzi è l’infezione che deriva dalle pustole e il liquido che ne scaturisce. Per quanto riguarda il discorso del politicamente corretto e che l’utilizzo del termine “vaiolo delle scimmie” possa essere discriminatorio, l’epidemiologo commenta che esiste un rapporto molto forte tra Oms e Africa.
Tra i motivi del contagio, l’epidemiologo ne cita alcuni: “Il virus ci può arrivare nella macellazione della scimmia stessa, oppure anche attraverso un graffio e se è infetta possiamo contrarre la malattia. L’allarme non deve essere esagerato, bisogna porre attenzione e fare monitoraggio di tipo genomico e dire alle persone cosa devono fare per non prendersi il vaiolo“.