Chi mi segue sa che io da tempo dico che il problema dell’Europa sarà quando la Germania deciderà che debba finire questa cosiddetta Unione Europea. E se il malato d’Europa adesso prendesse il nome della Germania? Questo lo vediamo dal fatto che oltre ai problemi di leadership di politica interna messa in dubbio dopo una lunga era di Angela Merkel, la Germania soffre – e lo dicono non soltanto i numeri economici, ma anche l’indice di fiducia dei consumatori, ai minimi storici – il PIL è diminuito nel secondo trimestre rispetto al precedente e segue il trend negativo di calo del PIL del 2023 e anche del 2022. Insomma, anche per il 2024 si stima per i tedeschi una crescita zero.
Certo, il problema, dirà qualcuno, si estende anche a buona parte della cosiddetta “Eurozona” a causa delle importanti esportazioni dei paesi europei, inclusa l’Italia, verso la Germania. Tra i fattori scatenanti di questa crisi, ovviamente oltre alla guerra tra l’Ucraina e la Russia – una situazione che di fatto ha bloccato l’importazione di energia a basso costo del partner, ma non solo – anche le esportazioni verso la Cina hanno subito un calo importante. E poi, se fosse stata frenata, io mi chiedo insieme a tanti altri commentatori, dagli stessi limiti rigidi che lei, la Germania, ha imposto a tutta l’Europa, con una visione miope del cosiddetto pareggio di bilancio, la cosiddetta visione di rigore, di austerity? Infatti, sono stati frenati gli investimenti nelle infrastrutture e nella innovazione digitale. E il modello autoimposto e imposto a tutta l’Europa, quella dell’espansione della spesa pubblica, si è rivelata fallimentare.
Vogliamo renderci conto del fatto che, venuti meno i vantaggi competitivi legati per la Germania alla capacità di esportare, che hanno caratterizzato la forza tedesca dall’entrata in vigore dall’euro, si stia sciogliendo il grande mito dell’efficienza tedesca?
Chissà se oggi i tedeschi saranno disposti a rivedere i limiti rigidi e miopi che loro imponevano a tutta l’Europa. Ecco, io credo che siamo in una situazione nodale della storia della cosiddetta “Unione Europea”, perché io vedo due grandi scelte strategiche.
Continuare la politica dell’austerity? Beh, quello continuerà a portarci verso l’implosione dell’Europa.
E invece accettare che le regole che loro hanno voluto, quelle di austerity, erano una serie di stupidaggini, di cui la Germania ha approfittato, perché con un euro per lei debole, ovviamente, ne guadagnava in esportazioni. Ora che le cose sono cambiate, rivedrà anche le condizioni per gli altri? Staremo a vedere.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi