La Banca Centrale Europea ha ridotto i tassi di deposito dal 3,75% al 3,50% ma senza alcuna chiara strategia per il futuro. Voi sapete che mi occupo di strategia, insegno corporate strategy e vi posso dire che io non vedo una strategia nelle decisioni dei governi europei e nemmeno della Banca Centrale. Christine Lagarde nella sua conferenza stampa ha evitato dichiarazioni precise, parlando genericamente di dipendenza dai dati, questa è una litania che ormai sentiamo da anni, e lasciando incerto il percorso successivo.
Paradossalmente, nonostante l’inflazione resti alta, stiamo parlando del 2,9% nel 2024, la crescita continua a rallentare, segnando un evidente fallimento delle teorie della politica monetaria della Banca Centrale Europea. La Banca Centrale Europea, che parliamoci chiaro è influenzata dagli interessi di un solo paese, la Germania, sempre lei, e avendo a cura solo gli interessi dei tedeschi preferisce mantenere tassi elevati per impedire una ripresa degli investimenti e contenere la crescita salariale, scesa al 4,3% nel secondo semestre. Insomma vuole impedire che i lavoratori guadagnino di più.
Questa prudenza però non affronta le vere cause dell’inflazione, come le politiche green, la cosiddetta deglobalizzazione, portando l’economia verso quella che io da anni vi anticipo essere non l’inflazione ma la stagnazione. La critica è che la Banca Centrale Europea è ostinata a preservare un vecchio modello economico e così facendo sta condannando l’Europa a un futuro di stagnazione senza nemmeno risolvere il problema inflazionistico che dice di volere affrontare. Uno scenario paradossale dove l’onorevole professor Mario Draghi, l’uomo che ha acceso il fuoco di tutto questo, adesso sembra quasi il pompiere, quello che porta l’estintore.
Insomma, la persona che dovrebbe risolvere un problema che è stato da lui e da persone che pensavano come lui creato.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi