In molti sostengono, in modo francamente poco originale, che in Brasile Lula ha temporaneamente chiuso X o Twitter che dir si voglia, perché questo è il modus operandi del socialismo al quale ovviamente contrappongono la open society neoliberale. Solo quest’ultima, dicono, sarebbe in grado di garantire libertà e diritti, tra i quali naturalmente la libertà di espressione che invece il socialismo, in ogni sua variante, metterebbe in congedo.
Le cose però stanno decisamente in modo diverso. Intanto Lula non ha censurato X, come si dice. Ha semplicemente fatto valere il primato dello Stato sovrano sui potenti apolidi del big business turbocapitalistico.
E’ infatti scaduto il termine imposto dal tribunale per identificare un rappresentante legale in Brasile. Poiché X non ha rispettato il termine e non ha identificato un proprio rappresentante legale in Brasile, paga ora le conseguenze. Detto altrimenti, i Colossi del Web, per grandi che siano, debbono comunque rispettare le leggi dello Stato sovrano in cui operano.
Ricorderete che in termini analoghi Putin aveva minacciato di chiudere YouTube in Russia quando YouTube aveva bloccato un canale di informazione russa giudicato portatore di fake news. Questa non si chiama censura, si chiama semmai primato dello Stato sovrano nazionale e non del capitale no border. Una seconda considerazione riguarda poi il fatto che il socialista Lula ha temporaneamente sospeso X in Brasile laddove gli araldi della open society, autoproclamati campioni dei diritti, della libertà e della democrazia, hanno direttamente arrestato Pavel Durov.
E sempre gli araldi della open society, come ha candidamente ammesso Zuckerberg, hanno fatto pressioni dal 2021 su Facebook a ciò che censurasse, secondo la volontà politica di Washington, e ciò in relazione alla ben nota emergenza epidemica. Ancora sappiamo, è notizia di questi giorni, che Bruxelles ha direttamente minacciato X, o Twitter che dir si voglia, di chiusure in Europa, qualora X non volesse e non dovesse adeguarsi alle normative dell’Unione Europea in relazione alla disinformazione. Detto altrimenti, la open society neoliberale, che si celebra come il tempio della libertà e della libertà di espressione, vuole imporre a X la censura secondo i moduli di Bruxelles, ben sapendo che per ora X è l’unica piattaforma insieme a Telegram a non praticare alcuna forma di censura.
Questo dovrebbe allora indurci a una serena riflessione sulla questione che stiamo affrontando. Siamo davvero sicuri che sia il socialista Lula a praticare la censura? Siamo davvero sicuri che la open society neoliberale sia invece il tempio della libertà e dei diritti? Sembrerebbe proprio di no. Si potrà certamente criticare la scelta di Lula, precisando però che in questo caso egli non ha voluto colpire X perché garantisce la libertà di espressione che invece il Brasile socialista non vuole.
Ha colpito X perché non si adatta alle norme dello Stato sovrano nazionale brasiliano, laddove gli araldi della open society, in Europa come in America, fanno pressioni sui social a ciò che impongano la censura: altro che libertà di espressione, altro che paladini della open society e della libertà in ogni sua declinazione.
Come spesso accade, si potrà criticare ogni realtà altra rispetto all’ordine neoliberale, ma bisognerà pur sempre ammettere che oggi il vero totalitarismo, il più grande totalitarismo, è proprio quello della civiltà neoliberale.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro