Un recente articolo del Sole 24 Ore faceva delle riflessioni sul fatto che tutto taccia, apparentemente, nell’estate che più di altre sembra l’estate della borsa, della finanza in generale. Sembra infatti che dopo guerre, il periodo con inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, vari tipi di shock, i cosiddetti ‘shock esterni’, la situazione si stia stabilizzando. Le borse infatti avevano, nella prima metà d’agosto, fatto temere il peggio con dei crolli apparentemente ingiustificati dei listini.
I paesi dell’area mediterranea, almeno sulla carta, sembrerebbero recuperare il gap rispetto ai paesi dell’Europa del nord. E si prevede da parte di molti un ulteriore taglio dei tassi della Fed e della Banca Centrale Europea. Il tutto senza avere però lavorato, questo è il punto, sull’economia reale che mostra invece degli squilibri: una povertà che non è destinata a calare, una larga parte del tessuto sociale, le famiglie in difficoltà.
Viene da chiedersi in sostanza se bastino dei segnali rassicuranti della borsa a digerire questa nuova apparente normalità. Beh, a me viene da domandarmi un’altra cosa. Viene da porre ali ascoltatori una riflessione su quello che è il peso della borsa reale rispetto all’economia reale.
Vi chiedo: secondo voi quante sono le piccole e medie imprese in Italia? Perché sentiamo sempre parlare di piccole e medie imprese.
Le piccole e medie imprese in Italia non esistono, esistono le piccole e micro imprese. I dati statistici ci dicono che circa il 94-95% delle imprese italiane sono micro imprese, poi abbiamo circa un 4-4,5% di piccole imprese (le micro sono sotto i 10 addetti, le piccole dai 10 ai 50 addetti). Poi abbiamo quindi complessivamente uno 0,5-6% di medie imprese e quello che rimane, cioè uno 0 virgola qualcosa, sono le grandi imprese.
Allora le micro, piccole e medie imprese messe insieme fanno il 99% del tessuto italiano. Qualcuno potrebbe obiettare che tanto l’occupazione la creino poi le grandi imprese, le multinazionali, ma non è mica vero perché circa il 77% degli occupati italiani viene dal mondo delle micro, piccole e medie imprese. Circa il 23% viene dalle grandi imprese.
Allora la domanda che faccio è: perché noi ci occupiamo da decenni soltanto di borsa e di finanza quando il vero problema, il problema centrale, è invece il problema della cosiddetta economia reale di cui non si parla più?
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi