In un suo editoriale sul Corriere della Sera, l’onorevole Mario Monti esorta il governo a evitare il riproporsi di un’economia con eccessi di disavanzo e di debito, chiedendo un ritorno a politiche più rigorose.
Ora, non è nuovo il fatto che le proposte di Monti siano anacronistiche e siano soprattutto state causa di una delle peggiori recessioni d’Italia che dura ormai, come tutti sanno, da oltre un decennio. E allora la domanda è: ma perché non cogliere l’occasione invece per mettere in discussione l’ormai superato e assolutamente privo di senso vincolo di bilancio?
Perché sarebbe opportuno e doveroso aspettarsi una legge di bilancio carica ancora di spesa pubblica e investimenti nelle aree dove soprattutto ce n’è bisogno – ormai è quasi tutta l’Italia – per ridare un impulso economico e un supporto alle imprese.
Oppure continuiamo invece con l’approccio burocratico di tipo europeo, privo di una visione strategica?
Perché l’Italia, se noi esaminiamo i grafici degli ultimi vent’anni, non ha avuto una visione strategica e questo dipende dal fatto che siamo stati condotti dai manager e dai burocrati, non dai politici (soprattutto non abbiamo più avuto degli statisti). E allora non possiamo aspettarci altro che dieci anni ulteriori di recessione, se la posizione dell’onorevole Monti continuerà ad essere quella definita, e cioè il rigore e l’austerità.
E allora perché parlare di economia umanistica? Perché vedete, se noi ragioniamo da burocrati continuando a parlare di vincolo di bilancio, non ci rendiamo conto della sofferenza degli esseri umani. Così avremo sempre una società divisa tra quelli che hanno delle poltrone rosse potendo decidere dall’alto dei loro scranni di fare l’austerità. Gli altri l’austerità sono costretti a pagarla con il pane che non c’è più sulla tavola.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi
Spettacolo “Il Viaggio della Felicità”