Lunedì 16 settembre lungo la via Traiana a Segni è andata in scena un flash mob di protesta guidato dal sindaco Silvano Moffa, affiancato dai componenti della giunta comunale e dai consiglieri di maggioranza.
Il primo cittadino con la fascia tricolore è sceso in mezzo agli automobilisti consegnando loro un volantino e ribadendo a gran voce le ragioni della sua protesta: “Da ben 4 anni aspettiamo che questo tratto di strada di via Traiana, che è di pertinenza di Città Metropolitana di Roma, venga risistemata e che venga restituita alla circolazione completa del traffico. Ho chiesto anche l’intervento del prefetto, ma ad oggi posso solo dire che i ritardi sono clamorosi. Abbiamo difficoltà di accedere nel nostro comune oramai da tempo immemore e ciò è inaccettabile. Per fare lavori di 40 metri di strada è inconcepibile impiegare 4 anni, eppure i tempi sono questi. Gualteri è venuto alla riapertura del cantiere promettendo che entro luglio via Traiana sarebbe tornata alla normalità, ma poi la consegna dei lavori è slittata ancora una volta. La ditta che esegue i lavori va a rilento e se entro fine settembre non termineranno, metteremo in campo altre proteste ancora più clamorose”.
“A Città Metropolitana abbiamo rivolto appelli e richieste di intervento senza esito e chiediamo di cambiare questo atteggiamento che è irriguardoso nei nostri confronti e soprattutto lo è nei confronti di tanti nostri cittadini: pensate a tutte quelle persone che per fare questo tratto di strada verso Colleferro, o quando devono rientrare nelle rispettive abitazioni, impiegano un tempo infinito e subiscono gravi disagi e ritardi a causa del senso unico alternato e di impianti semaforici che a volte nemmeno funzionano. Per non parlare delle condizioni di pericolo a cui si espone chiunque debba transitare su via Traiana, allo stato attuale delle cose” – chiosa il sindaco Moffa. E la battaglia non finisce qui: “Siamo pronti a spostare tutta la cittadinanza di Segni a Palazzo Valentini e a protestare ancora se sarà necessario. Siamo stufi di promesse a vuoto, non ne possiamo più“.