La commercializzazione di Oxbryta, un farmaco utilizzato per il trattamento dell’anemia falciforme, è stata sospesa in via precauzionale nell’Unione Europea. Questa decisione è stata presa dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e successivamente adottata anche dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), a causa di preoccupazioni emerse da recenti studi clinici. Tali studi hanno evidenziato un aumento delle crisi vaso-occlusive, una delle complicanze più gravi per i pazienti con anemia falciforme. La sospensione implica il ritiro immediato del farmaco da tutti i mercati europei e l’interruzione delle sperimentazioni cliniche in corso.
L’endocrinologo e docente universitario Giovanni Vanni Frajese ha spiegato ai microfoni di Fabio Duranti a ‘Un Giorno Speciale’ il perché un farmaco venga ritirato e le controversie legate agli effetti avversi, con particolare attenzione al discorso vaccini anti Covid: “Accade abbastanza frequentemente, tranne che per i vaccini, che un farmaco, una volta immesso in commercio, possa manifestare effetti collaterali o problemi anche gravi che non erano emersi durante le sperimentazioni, spesso insufficienti. Questo avviene durante un periodo di monitoraggio chiamato farmacovigilanza, che dura alcuni anni.
Tuttavia, per i vaccini questa procedura sembra non essere applicata allo stesso modo. Ma perché i vaccini non vengono sottoposti alla stessa sorveglianza? Eh no, i vaccini sono intoccabili, ce l’hanno dimostrato. Gli effetti collaterali vengono riconosciuti solo dopo molti anni.
Un esempio emblematico è quello della sibutramina, un farmaco utilizzato in passato per la perdita di peso. Nonostante fosse efficace, nel corso degli anni è emerso che causava problemi alle valvole cardiache, portando al suo ritiro dal mercato. Nel frattempo, però, le aziende produttrici avevano già accumulato introiti miliardari, e una volta ritirato il farmaco, la questione si è chiusa lì”.