Eravamo convinti, fino a pochi giorni fa, che Israele stesse compiendo un vero e proprio massacro di civili, prima a Gaza e poi anche in Libano, ridotto a una Gaza 2.0. Un massacro osceno e ingiustificabile, compiuto in nome di una lotta contro il terrorismo che diventa sempre più indistinguibile dal terrorismo stesso. Questa era la nostra ragionevole convinzione.
Ma poi è arrivato dall’alto il filosofo gallico Bernard-Henri Lévy a spiegarci che in realtà dovremmo essere tutti grati a Israele, poiché in realtà non sta aggredendo il Libano, ma lo sta liberando. Proprio così, il filosofo liberale atlantista Bernard-Henri Lévy si è prodotto su Twitter, o X che dir si voglia, in una spiegazione davvero curiosa. Una spiegazione in coerenza con la quale Israele non starebbe invadendo il Libano ma lo starebbe liberando.
Ora sì che le cose sono chiare. Che stolti noi che pensavamo che Israele stesse compiendo un massacro di civili e stesse esercitando il più bieco imperialismo nel nome del suo interesse sovrano. La propaganda dominante, di cui in questo caso è al fiere perfetto Bernard Henri Lévy, ci spiega che le cose stanno bene altrimenti e che la categoria di imperialismo è del tutto fuori luogo.
Bisognerebbe anzi utilizzare quella di umanitarismo, di intervento etico e chissà quale altra categoria ancora. Forse non tutti conoscono la storia di questo filosofo, Bernard-Henri Lévy, puntualmente allineato con l’ordine dominante. E allora mi sia consentito un piccolo eccelere ripasso di storia della filosofia.
Bernard Henri Lévy salì alla ribalta negli anni settanta allorché fece parte del celebre gruppo dei nouveaux philosophes, i nuovi filosofi. Il primo gruppo di filosofi, come sottolineato a suo tempo da Costanzo Preve, reclamizzati dall’industria culturale alla stregua delle saponette o dei deodoranti. Ebbene, si capisce perché fossero tanto reclamizzati dal sistema dominante.
Il loro mantra era, a quel tempo, l’opposizione al totalitarismo, cioè, questo è il punto, a ogni esperienza che non fosse quella del liberalismo occidentale, innalzato a migliore dei mondi possibili quando non ha solo mondo possibile, con annessa teoria dei totalitarismi gemelli rossi e neri, quanto di più funzionale vi sia alla raison liberale. Insomma, per il nouveau philosophe ogni esperienza che non fosse il liberalismo occidentale era ipso facto un totalitarismo degno di essere denunciato e abbattuto.
Bernard Henri Lévy, in fondo, è sempre rimasto coerentemente se stesso, e di questo gli diamo atto, sempre dalla parte dell’ordine dominante, sempre dalla parte del liberale atlantismo e, dulcis in fundo, sempre dalla parte dell’imperialismo etico giustificato come liberazione e non come aggressione. E adesso ci propone la sua paternale, con la quale assolve Israele e l’Occidente, anzi l’Occidente liberale atlantista, da ogni responsabilità. Bernard Henri Lévy ci spiega anzi che dovremmo ringraziare sentitamente Israele e l’Occidente liberale atlantista.
Un capolavoro dell’ideologia nell’accezione di Marx, si potrebbe ben dire. Da che di questo si tratta? Come noto, è tipico dell’ideologia rovesciare l’imperialismo in interventismo umanitario e lo si fa molto spesso con categorie squisitamente orwelliane che abbiamo visto variamente mobilitate in questi anni dall’ordine del discorso egemonico, i colpi di stato finanziari venivano chiamati governi tecnici, le aggressioni imperialistiche venivano ribattezzate operazioni di peacekeeping e ancora i missili assassini venivano ridefiniti missili democratici, le bombe erano dette bombe intelligenti.
Insomma l’ideologia non riposa mai e trova ora in Bernard Henri Lévy un proprio esponente di punta.
RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro