Delirio Woke, l’ultima assurda trovata che cambia la storia: “Re Artù? Era della comunità LGBTQ+”

L’ultima surreale novità in tema arcobaleno giunge questa volta dal remoto Galles. Così leggiamo ad esempio sul messaggero. Re Artù faceva parte della comunità LGBTQ+.

E questa, apprendiamo sempre dal messaggero, la decisione di un consiglio in Galles. Decisione maturate in base al fatto che, si spiega con dovizia di particolari, il sovrano indossava abiti femminili. Proprio così è accaduto che in Galles hanno incluso il sovrano nella celebrazione delle storie locali di orientamento sessuale e identità di genere.

Dunque, d’ora in poi bisognerà ricordare Re Artù non solo per la celebre tavola rotonda, simbolo del pasto democratico, ma anche per le battaglie a arcobaleno. Quasi come se Sire Artù, con la sua corte, potesse essere inteso come un gender fluid contemporaneo. magari immaginandolo anche sui carri arcobaleno, tra parrucche fucsia e uomini camuffati da donne, mentre balla con alabarda e usbergo sulle note di Maracaibo, magari con Schlein e Zann.

Aveva indubbiamente ragione Oswald Spengler allorché parlava di tramonto dell’Occidente. Quello che probabilmente Oswald Spengler non poteva immaginare era che detto tramonto si dovesse verificare in forme decisamente comiche. e non possiamo definire altrimenti le forme contemporanee del tramonto dell’Occidente, che meglio ormai sarebbe definire “Uccidente”, data non solo la sua pulsione omicida verso le culture altre, ma anche la pulsione omicida verso se stesso, una pulsione suicidaria che fa sì che per un verso in Occidente oggi si respiri a ogni latitudine aria di morte, e per un altro verso, in maniera sinergica, che l’occidente stia letteralmente uccidendo se stesso, la propria cultura, le proprie radici.

Che dire, in effetti, di una civiltà che non è più in grado di distinguere tra il maschio e la femmina? E che dire di una civiltà che riscrive la storia in maniere tanto grottesche? La storia oggi è davvero diventata quello che diceva Giorgio Orwell nel 1984, un palinsesto che può sempre da capo essere riscritto in funzione degli interessi del presente e soprattutto delle classi dominanti turbo-capitalistiche. Come non ci stanchiamo di ripetere ad nauseam, l’arcobaleno wokista non è altro se non il neoliberismo applicato con zelo alla sfera dei costumi, nella ridefinizione degli uomini e delle donne come semplici individui unisex e fluidi, dediti al pansessualismo consumistico e alla deregolamentazione antropologica di completamento della deregolamentazione economica. Il nuovo ordine erotico dell’arcobaleno non è altro se non il nuovo ordine erotico ed economico del globalismo neoliberale.

Il plusvalore economico si completa nel plusgodimento erotico per Atomi Unisex e la storia stessa viene riscritta come una farsa, con Re Artù che diventa, da eroe medievale, immagine vivente del nuovo ordine erotico in tinta arcobaleno. Davvero vi sarebbe di che ridere se solo non vi fosse di che piangere. La cultura occidentale oggi sempre più appare cancellata e rimossa, oltraggiata e sbertucciata dalle mode contemporanee, delle quali Savasandhir, l’arcobaleno, rappresenta l’apice.

L’arcobaleno non è altro che il colore apparentemente sgargiante e policromo dietro il quale si nasconde il grigio della civiltà omologante dei mercati cosmopolitici.