L’On. Draghi ha chiarito che l’era dei tassi di interesse negativi sarebbe finita e che ci attende un periodo di pressioni da deficit elevati e domande eccessiva, con rischio di inflazione e tassi più alti. Nonostante rifiuti di tornare nei suoi panni del banchiere centrale, Draghi è intervenuto durante un incontro del think tank Bruegel ribadendo l’importanza di investimenti massicci per affrontare, secondo lui, le “sfide” attuali stimate prudenzialmente in 800 miliardi di euro annui.
Tuttavia ha avvertito gli Stati che non possono da soli sostenere tali cifre, sottolineando la necessità di agire a livello europeo, anche attraverso, dice, l’emissione di un debito comune, cioè di un debito europeo.
La questione resta controversa, controversa in molte capitali europee, ma Draghi avrà l’opportunità di discutere con i leader dell’Unione Europea durante il vertice di novembre. Nel frattempo ha messo in guardia contro il cosiddetto “protezionismo“, cioè le protezioni delle barriere doganali, avvertendo che un approccio simile a quello degli Stati Uniti danneggerebbe l’economia aperta dell’Europa.
E infine, Draghi ha ribadito la necessità, secondo lui, di una sovranità europea, affermando che i singoli Paesi sono troppo piccoli per affrontare le sfide globali e ha proposto una cessione parziale della sovranità nazionale in cambio di risorse comuni per sostenere le riforme europee. A casa mia questo si chiama vendere la propria patria. Lo ripeto: questo vuol dire vendere la propria patria.
Questo vuol dire vendere la propria patria perché vuol dire cedere la sovranità nazionale per sostenere le riforme volute dagli altri, per avere i soldi dagli altri e per fare quello che vogliono loro.
Insomma l’Onorevole Draghi torna a proporre l’idea di una sovranità europea sacrificando quella nazionale in nome dell’integrazione: vuole distruggere la patria.
Il debito comune e le riforme imposte dall’alto sono delle soluzioni già viste che però ignorano le reali necessità dei singoli Stati. La domanda che mi pongo è: ma questa sovranità europea, nel momento in cui distruggiamo il concetto di Stato – e cioè di quel posto che fa l’interesse dei cittadini – a questo punto a chi risponde? Io non vorrei che succeda, e questa è la mia paura, a un livello esponenziale quello che è già successo per la Banca Centrale Europea, cioè un’organizzazione che non risponde ai governi e nemmeno ai parlamenti.
Pensiamoci.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi