L’onorevole ministro Giancarlo Giorgetti ha scatenato un acceso dibattito con l’annuncio generico di sacrifici per tutti per la manovra economica, facendo crollare la borsa qualche giorno fa dell’1,5%.
Quando si parla di tasse, l’incertezza è il peggiore nemico. L’uso di termini vaghi come «giusti profitti» oppure «utili corretti» non ha certamente aiutato a chiarire un quadro di confusione. E in un contesto economico in cui la precisione è cruciale, tale confusione semantica crea soltanto il caos, alimentando delle speculazioni, soprattutto sui mercati borsistici.
Il piano annunciato prevede un deficit PIL del 3,3% per il 2025, rispetto al tendenziale del 2,9%, lasciando circa 9-10 miliardi disponibili. Tuttavia, le manovre ipotizzate, come la proroga del taglio del cuneo fiscale e la revisione dell’IRPEF, potrebbero costare oltre 20 miliardi. Questo significa che il governo dovrà inevitabilmente tagliare alcune spese o aumentare le entrate per mantenere l’equilibrio dei conti.
Traduco, continueremo a soffrire come facciamo ormai da 30 anni, da quando qualcuno ci ha venduto all’Unione Europea e quindi continueremo ad aumentare le tasse e a tagliare i servizi per i cittadini, pensioni, sicurezza, ospedali, scuole, istruzione, quindi questo significa che il governo dovrà tagliare le spese o alzare le tasse per mantenere l’equilibrio dei conti. Le dichiarazioni di Carlo Messina, CEO di Intesa San Paolo, che suggeriscono di contribuire al debito pubblico senza impatti significativi sulle imprese, sono rimaste vaghe.
In conclusione la sfida principale sarà trovare il giusto bilanciamento tra deficit e coperture senza ricorrere a soluzioni temporanee o imprecise. Insomma, il piano dell’On. Giorgetti lascia in sospeso troppe incertezze.
Non si tratta solo di trovare infatti delle coperture per il deficit, ma di evitare che delle manovre poco chiare rallentino ulteriormente la crescita creando ulteriore confusione. Senza chiarezza è difficile per il paese affrontare i cosiddetti sacrifici richiesti, ma qui il punto è porsi la domanda che i filosofi insegnano e che gli economisti hanno dimenticato. Perché? Cioè, perché dobbiamo fare questi sacrifici? Io lo ripeto, perché dobbiamo fare questi sacrifici? Forse non è chiaro, ma perché lo dobbiamo fare? Non possiamo accettare supinamente che dobbiamo farlo senza porsi la domanda perché.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi