La Juve sbanca a Lipsia: da 2-1 a 3-2 con l’uomo in meno

Chiamarla prova di personalità è un eufemismo. La Juventus vince a Lipsia con una vittoria da cineteca che ha il sapore della fase finale, non certo di una notte di inizio autunno.
Un capolavoro di Motta e dei suoi che i due gol del Lipsia rendono epico, e a cui la doppietta di Sesko non fa abbassare il voto. Già perché la Juventus l’aveva gestita bene nel primo tempo, l’aveva fatto nonostante l’uscita poco dopo il fischio d’inizio di Bremer e quella di Nico Gonzalez subito dopo. Entrano Gatti e Conceiçao, e chi conosce già come andrà a finire rimanga a riflettere sulla mossa del mister e sulla prestazione che offriranno.

Solo un gol – che è una prodezza – di Sesko mette la serata nel verso sbagliato. Ma quella che rientra è una Juventus delle grandi occasioni: affamata e disillusa. Non si scompone nessuno per il gol subìto, come forse sarebbe accaduto un tempo. E’ per questo che prima Vlahovic pareggia di mestiere e pennella il 2-2 dai 20 metri. Testa libera e nessuna voglia di strafare. Poi il blackout.
Una palla fortuita, l’ennesima del match del Lipsia (che però a giocare in verticale ha dei portenti) porta Openda davanti a Di Gregorio; il portiere la tocca di mano al di fuori dell’area causando la revisione al var: cartellino rosso. Ma non è finita nei 5 minuti in cui l’arbitro si prende tutta la scena. E’ ingenua, ma istintiva la deviazione di Douglas Luiz di mano sul calcio di punizione causato da Di Gregorio. Dubbio il rigore, ma François Letexier prende l’ennesima decisione avventata della gara – dopo un inspiegabile fallo fischia ai danni di Koopmeiners in campo aperto. Non può nulla Perin, segna il Lipsia: il match sembra segnato.

In quello che ai vecchi tempi sarebbe stato un pareggio d’oro, Francisco Conceiçao prende un pezzo di pane, spalmandoci sopra del caviale. Il 3-2 segnato è un’azione individuale pregevole, intelligente, difficile da pensare in serate come questa. Dopo il pomeriggio indimenticabile a Genova, questa notte è tutta sua.