Preoccupa le fila dei Dem l’erosione di consensi per la candidata presidente Kamala Harris. La vice di Biden ora in corsa contro Trump aveva già diverse gatte da pelare ai collegi senza che se ne aggiungesse un’ulteriore che può pesare come un macigno sulla sua corsa verso il primo scranno della Casa Bianca.
Se infatti la vicepresidente ha bisogno di un maggiore scarto in valore assoluto di voti a causa di un complesso gioco di calcoli con i grandi elettori, deve anche recuperare terreno tra quelli che, in teoria, sarebbero i suoi fedelissimi. Ne scrive anche Federico Rampini sul Corriere della Sera, ma lo rilevano quasi tutti i principali media americani: il trend dei voti “blu” dei latinos sta conoscendo un ribasso senza precedenti. Le seconde generazioni di migranti, ormai perfettamente integrate, non fanno più della battaglia contro il “grande muro” ai confini una propria priorità politica.
Perfino la CNN conferma come rispetto alle scorse elezioni vinte da Biden, il numero assoluto di votanti di colore in età compresa tra i 18 e i 44 anni, calerà ancora del 12%. Si passa dal plebiscitario 81% della giunta Obama nel 2012 all’esiguo 41% dei sondaggi della Harris.
“Per di più c’è anche un elemento culturale“, spiega il fondatore di Termometro Politico Gianluca Borrelli, “a parte il fatto che la Harris fa degli scivoloni pazzeschi e già dicono di lei che fa delle “word salad” (insalate di parole), l’elemento culturale di questa parte di popolazione è questo: loro vedono una donna che è bisbetica, o comunque pretenziosa, e la mollano“. “Così è“, generalizzando, “la caratteristica culturale dell’uomo di colore afroamericano“.
Lo stesso vale per i latinos, “anche perché sono in gran parte cattolici, e sull’aborto o sulla dottrina woke loro non sono affatto d’accordo. Per quanto loro possano apparentemente avere un interesse verso la parte più accogliente coi migranti, all’atto pratico le politiche vere e proprie a loro non piacciono“.
Ascoltate l’analisi a ‘Un Giorno Speciale’ | 16 ottobre 2024